Gran parte dei giocatori NBA, soprattutto i più giovani, firmano spesso e volentieri contratti notevoli dal punto di vista economico con squadre che però non riescono a rendersi competitive e finiscono per galleggiare nelle parti medio-basse delle rispettive Conference. Tra i veterani, invece, numerosi sono coloro che decidono di rinunciare a un accordo particolarmente remunerativo per trasferirsi in una contender e giocarsi le proprie chance di vincere un anello, soprattutto se nel corso della loro carriera falliscono più volte il tentativo o non vi si avvicinano neppure.

 

Come ogni anno, dunque, anche l’ormai imminente free agency vedrà numerosi giocatori esperti rinunciare a una parte importante del proprio stipendio per firmare con squadre di prima fascia e dire la loro in un contesto competitivo. Tra questi spicca il nostro connazionale Marco Belinelli, guardia classe ’86 in forza ai Philadelphia Sixers dallo scorso febbraio e reduce da un’ottima seconda parte di stagione in Pennsylvania. Già campione NBA con i San Antonio Spurs nel 2014, il 32enne di San Giovanni in Persiceto è uno dei più affidabili tiratori da dietro l’arco della lega e, pur non garantendo solidità in fase difensiva, è un autentico cecchino con circa dieci anni di esperienza alle spalle.

 

Belinelli potrebbe fare comodo a tantissime contender, tra cui i Golden State Warriors campioni in carica, gli Houston Rockets e i Cleveland Cavaliers, squadre in cui un ulteriore innesto dalla panchina in grado di farsi valere dalla lunga distanza potrebbe esprimersi su ottimi livelli e diventare un potenziale candidato per il premio di Sesto uomo dell’anno. Menzione speciale anche per Greg Monroe, centro classe ’90 che nella scorsa regular season ha cambiato ben tre squadre, iniziando la stagione con i Milwaukee Bucks per poi trasferirsi ai Phoenix Suns, e dopo un buyout con la franchigia dell’Arizona, ai Boston Celtics.

 

Nel Massachusetts ha saputo dire la sua in uscita dalla panchina e, pur non essendo riuscito a tornare ai livelli su cui si esprimeva ai Detroit Pistons, resta un lungo affidabile e in grado di offrire il proprio contributo anche in una contender, in uscita dalla panchina. All’esperienza con i Celtics, dunque, potrebbe far seguito un’altra avventura in una squadra destinata a lottare per vincere il titolo. Potrebbero fare lo stesso anche Brook Lopez e Isaiah Thomas, che hanno concluso la stagione insieme tra le fila dei Los Angeles Lakers: il primo, ala grande e centro in grado di tirare più che discretamente da dietro l’arco, potrebbe accontentarsi di un contratto meno importante ma con una squadra costruita per competere, al pari di IT.

 

Quest’ultimo non è riuscito ad imporsi ai Cleveland Cavaliers, compiendo tanti passi indietro rispetto allo straordinario biennio in quel di Boston, ed è pronto a sfruttare l’occasione della scadenza del contratto per rimettersi in gioco e dimostrare di poter dire la sua anche in una contender. Discorso diverso per Tony Parker, il cui vistoso calo di rendimento e d’impiego è legato quasi esclusivamente all’età che avanza: il playmaker francese, 36 anni compiuti lo scorso 17 maggio, potrebbe tentare l’ultima importante avventura della sua carriera e non è così scontato che resti ai San Antonio Spurs.

 

In Texas dal 2001, dopo l’infortunio riportato nel corso delle semifinali di Conference dello scorso anno vinte per 4-2 contro gli Houston Rockets, la carriera di Parker è sembrata sempre più in parabola discendente, tanto che il numero 9 degli Speroni ha recentemente perso il posto da titolare in favore di Dejounte Murray. Non meno importante il nome di Avery Bradley, giocatore interessante e abile soprattutto in fase difensiva, che ha tutte le carte in regola per offrire un apporto significativo in una contender e, al termine della stagione trascorsa tra Detroit Pistons e Los Angeles Clippers, dopo due anni ai Boston Celtics, è giunto il momento di testare il proprio valore in free agency.

 

La stessa sorte toccherà anche a Trevor Ariza, Dwyane Wade e Rajon Rondo, altri tre veterani che hanno ancora tutte le carte in regola per recitare un ruolo di primo piano in squadre di prima fascia, come del resto hanno fatto per tanti anni. Il primo ha vinto un titolo con i Los Angeles Lakers nel 2010, dando un notevole contributo in uscita dalla panchina nel corso dei playoff, ed è ormai da anni una pedina insostituibile per lo scacchiere degli Houston Rockets, il secondo ne ha vinti ben tre con i Miami Heat e il terzo ha conquistato l’anello con i Boston Celtics ed è reduce da una buona annata con i New Orleans Pelicans.