Il mercato NBA è ormai entrato nel vivo e, pur essendo l’interesse degli addetti ai lavori incentrato quasi totalmente sul futuro dei tanti free agents di valore, LeBron James in testa, non sono da meno le trattative riguardanti le squadre di media-bassa fascia: da registrare, in questo senso, la trade andata in porto tra Charlotte Hornets e Brooklyn Nets, con i primi che cedono Dwight Howard ai secondi in cambio di Timofej Mozgov, due seconde scelte future al Draft e soldi.

 

Arrivato in Carolina del Nord la scorsa estate, Howard ha fatto registrare medie di 16.6 punti, 12.5 rimbalzi, 1.3 assist e 1.6 stoppate per partita, mostrando spesso e volentieri il meglio del proprio repertorio. Pur non essendo più il dominante centro selezionato con la prima scelta dagli Orlando Magic nel 2004 e capace di vincere per tre volte di fila il premio di Difensore dell’anno, nonché di essere considerato l’erede naturale di Shaquille O’Neal, il classe ‘85 nativo di Atlanta resta uno dei migliori nel suo ruolo e potrebbe risultare un innesto più che utile per Brooklyn.

 

Howard, del resto, ha appena un anno di contratto a poco meno di 24 milioni di dollari, dunque potrebbe testare la free agency e liberare spazio salariale la prossima estate oppure rifirmare con i Nets a cifre più contenute. Situazione diversa, invece, per Mozgov, che ha giocato appena 31 partite lo scorso anno, di cui 13 da titolare, con medie di 4.2 punti, 3.2 rimbalzi, 0.4 assist e 0.4 stoppate in soli 11.6 minuti a partita.

 

Oltre a ciò, il centro russo ex Cleveland Cavaliers ha ancora due anni di contratto, per un totale di poco più di 32 milioni di dollari (16 il prossimo anno) e, pur liberando leggermente lo spazio salariale degli Hornets, non appare la mossa ideale per risollevare la franchigia di proprietà di Michael Jordan. Difficilmente, infatti, il russo permetterà un upgrade agli Hornets nel ruolo di centro, anche perché Howard, con tutte le difficoltà vissute negli ultimi anni, è riuscito comunque a disputare un’annata più che discreta in quel di Charlotte.

 

Secondo quanto emerso dopo l’addio dopo appena un anno agli Hornets, pare che l’ex Los Angeles Lakers e Houston Rockets non fosse mai stato benvoluto nello spogliatoio della squadra di Steve Clifford, recentemente passato agli Orlando Magic e sostituito da James Borrego. Non una novità per Superman, già protagonista a Los Angeles di dissidi con il leader del gruppo gialloviola Kobe Bryant.

 

Per ciò che concerne il campo, Brooklyn ottiene un centro forte ed esperto che potrebbe rappresentare l’ideale per far crescere il rookie Jarrett Allen, pronto a disputare il suo anno da sophomore in NBA. Con gli esterni D’Angelo Russell, Spencer Dinwiddie e Jeremy Lin, quest’ultimo già suo compagno di squadra ai Rockets per un anno, inoltre, Howard potrebbe fare ancora meglio di quanto fatto a Charlotte e risultare un’arma in più per coach Kenny Atkinson. 

 

Tra ripetuti problemi fisici e un carattere tutt’altro che facilmente gestibile, l’ascesa di Dwight Howard ha subito una brusca frenata proprio nel momento in cui nessun ostacolo sembrava poter essere in grado di fermare il possente centro classe ‘85. La firma con i Los Angeles Lakers dopo otto anni agli Orlando Magic, sulle orme di Shaquille O’Neal, poi un lento ma inesorabile declino.

 

Tra il sopracitato rapporto tormentato con il fuoriclasse dei Lakers Kobe Bryant, che lo accusò pubblicamente di essere “troppo soft”, e gli inaspettati risultati deludenti dell’armata gialloviola, guidata dal Baffo Mike D’Antoni, reduce da un’ottima esperienza ai Phoenix Suns, in panchina e da giocatori del calibro di Steve Nash, Kobe Bryant, Pau Gasol e lo stesso Dwight Howard sul parquet, la squadra fece registrare una brusca eliminazione al primo turno con i San Antonio Spurs (sweep per 4-0 dopo una tormentatissima regular season).

 

L’avventura di Superman con i gialloviola era ormai soltanto un lontano ricordo e il passaggio agli Houston Rockets sembrava la medicina ideale per scacciare i mali che lo avevano perseguitato nella stagione precedente: pur formando una coppia devastante con James Harden, però, Howard mostrò soltanto a sprazzi il meglio del proprio repertorio e non riuscì a cavare il ragno dal buco nel triennio in Texas.

 

Oltre a ciò, gli infortuni continuarono a perseguitarlo e furono tra le principali cause di un rendimento spesso e volentieri sottotono e ben lontano da quello messo in mostra negli anni trascorsi in Florida ad inizio carriera. Inevitabile l’addio dopo tre anni, con la speranza e la volontà di riscattarsi ad Atlanta, nella sua città natale. In Georgia, però, le cose non vanno meglio e, complice anche un rapporto burrascoso con coach Mike Budenholzer, si ritrova ai margini del progetto degli Hawks dopo appena una stagione.

 

Dopo aver ritrovato, seppur parzialmente, la serenità e la fiducia che gli servivano, rendendosi autore di una stagione tutto sommato positiva con la maglia degli Charlotte Hornets, Howard riparte dai Brooklyn Nets, una squadra non ancora pronta per competere ad alti livelli, ma desiderosa di mettersi alle spalle il prima possibile i disastri degli anni passati. Un po’ come lo stesso Superman. Chissà se il vincitore dello Slam Dunk Contest nel 2008, nonché cinque volte miglior rimbalzista e due volte miglior stoppatore NBA, riuscirà a calarsi sia tecnicamente che, soprattutto, mentalmente nel nuovo contesto.