L’avventura di Danny Green alla corte di Gregg Popovich è destinata a continuare. Approdato a San Antonio nel 2010 è divenuto parte integrante del progetto degli Spurs l’anno successivo, la guardia tiratrice classe ‘87 ha contribuito al titolo vinto dagli Speroni nel 2014 e tre anni più tardi è stato inserito nell’All-Defensive Second Team.

 

Stabilmente titolare dal 2012, Green fu vicino al trasferimento a Teramo nel 2010 e raggiunge la tanto agognata consacrazione in NBA nel 2013, riuscendo a ritagliarsi uno spazio importante nella cavalcata culminata con la vittoria dell’anello ai danni dei Miami Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh nella stagione seguente (4-1 per gli Spurs).

 

L’anno precedente, Green mise a referto ben 27 triple vincenti nelle sette partite delle Finals contro la franchigia della Florida, capace comunque di imporsi per 4-3 nella serie. Fino al 2016 si trattava di un record per quanto concerne le Finali NBA, prima che Stephen Curry lo superasse, segnando 28 triple nella serie persa per 4-3 dai suoi Golden State Warriors contro i Cleveland Cavaliers. 

 

Green, dunque, è riuscito col tempo a diventare una pedina sempre più imprescindibile e fondamentale per lo scacchiere di Gregg Popovich, nonostante un avvio piuttosto a rilento in NBA. 31 anni compiuti lo scorso 22 giugno, il nativo di North Babylon, census-designated place di New York, ha rinnovato con i San Antonio Spurs, sfruttando la player option da 10 milioni di dollari per la prossima stagione.

 

Tra tanti cambiamenti annunciati, con Manu Ginobili giunto quasi sicuramente all’ultimo anno di carriera, Kawhi Leonard che ha richiesto ufficialmente di essere scambiato e veterani come Tony Parker e Pau Gasol tutt’altro che certi di restare in Texas, dunque, San Antonio può contare sulla permanenza di un giocatore importante e ideale per il proprio sistema di gioco e la propria filosofia cestistica, qual è appunto Danny Green.