Dopo aver disputato un’ottima parte conclusiva della stagione con i Philadelphia Sixers, Marco Belinelli firma un contratto biennale da 12 milioni di dollari con i San Antonio Spurs, tornando nella squadra con cui tra il 2013 e il 2015 ha vinto un Three-Point Contest e, soprattutto, un titolo NBA. 

 

Il classe ‘86 originario di San Giovanni Persiceto aveva cominciato la scorsa stagione con gli Atlanta Hawks, per poi trasferirsi in quel di Philadelphia prima della trade deadline. Tra le fila dei Sixers si è rivelato un innesto molto utile per la sua capacità di impattare alla grande su ogni gara in uscita dalla panchina, avendo anche modo di tornare a disputare i playoff. 

 

Belinelli, dunque, riabbraccia gli Spurs dopo tre anni, anche se la squadra non è più quella che nel 2014 fu in grado di conquistare l’anello al termine di una memorabile cavalcata, sconfiggendo con un netto 4-1 i Miami Heat del Big Three composto da LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh. Il 32enne ritrova coach Gregg Popovich e il suo vice ed ex allenatore della Nazionale italiana Ettore Messina.

 

 

Non è sicuro, però, che Beli possa ricongiungersi anche ad alcuni di quelli che furono i suoi compagni di squadra nel biennio 2013-2015 trascorso in Texas. In questo senso, infatti, Manu Ginobili potrebbe anche decidere di ritirarsi piuttosto che giocare un altro anno, Tony Parker è free agent e Kawhi Leonard ha richiesto la cessione. 

 

Insomma, gli Spurs non sono più la squadra schiacciasassi che dominava ad Ovest, avendo fatto fatica a conquistarsi un posto ai playoff nella stagione da poco conclusasi, ma con l’arrivo, o meglio, il ritorno di Belinelli aggiungono un tassello importante al proprio roster. In termini di esperienza ed affidabilità, da segnalare anche Rudy Gay, che fino a pochi giorni fa sembrava ad un passo dall’addio dopo appena un anno. 

 

Il lungo ex Memphis Grizzlies, infatti, non aveva esercitato la player option per restare in Texas, diventando di fatto un free agent. San Antonio, però, ha deciso comunque di non rinunciare ad un giocatore del suo calibro, un’arma importantissima per la second unit, mettendolo nuovamente sotto contratto, stavolta con un annuale da 10 milioni di dollari.