Dopo aver trascorso tantissime stagioni ad altissimo livello, tanto da aver segnato enormemente l’ultimo ventennio targato NBA, i San Antonio Spurs hanno faticato e non poco nella scorsa stagione, rischiando addirittura di non partecipare ai playoff dopo ben venti apparizioni consecutive alla post season, per poi piazzarsi settimi ad Ovest con 47 vittorie e 35 sconfitte (peggior record degli Speroni dal 1996-1997 e prima stagione chiusa con meno di 50 vittorie dal 1999, anno in cui ci fu il lockout NBA).

 

Dopo aver vinto cinque titoli nel giro di quindici anni, trionfando nel 1999, nel 2003, nel 2005, nel 2007 e nel 2014, grazie anche e soprattutto al glorioso ciclo di coach Gregg Popovich, con stelle del calibro di David Robinson, Tim Duncan, Manu Ginobili e Tony Parker, dunque, gli Spurs sono ormai giunti al termine di un’era vincente destinata a rimanere per sempre nella storia della pallacanestro mondiale.

 

Lo sport, come la vita, è fatto di cicli che hanno un inizio e una fine ben precisa ed è impossibile evitare quest’ultima. San Antonio deve perciò pensare a ricostruire per tornare tra le grandi il prima possibile, anche se non sarà affatto semplice mettersi una volta per tutte alle spalle vent’anni di cavalcate emozionanti e di un gruppo che si è affatto apprezzare anche e soprattutto per la propria cultura cestistica, ancor prima che per le prodezze messe in mostra con impressionante frequenza sul parquet.

 

Dopo il ritiro di Tim Duncan, avvenuto nel 2016 (2 MVP della regular season, 3 MVP delle Finals e 5 anelli con gli Spurs), infatti, San Antonio si appresta a salutare anche Kawhi Leonard, il cui rapporto con la franchigia texana è ormai ai minimi storici. L’ala classe ‘91 ha ancora un anno di contratto a poco più di 20 milioni, con player option per il 2019-2020 fissata a 21,3 milioni, ed ha già comunicato di avere intenzione di lasciare il Texas per tornare a Los Angeles (Clippers favoriti sui Lakers).

 

 

Oltre a ciò, l’argentino Manu Ginobili, 41 anni compiuti lo scorso 28 giugno, lascerà  quasi sicuramente il basket giocato al termine della prossima stagione, mentre Tony Parker ha detto addio ieri agli Speroni dopo diciassette anni, quattro titoli NBA e un MVP delle Finals nel 2007. 36 anni compiuti lo scorso 17 maggio, il playmaker francese, infatti, ha firmato un contratto biennale da 10 milioni di dollari con gli Charlotte Hornets.

 

Dopo l’infortunio riportato nel corso della serie delle semifinali di Conference vinte per 4-2 contro gli Houston Rockets nel maggio 2017, Parker ha espresso soltanto a sprazzi il meglio del proprio repertorio, soprattutto a causa dell’età e dei continui problemi fisici che ne hanno limitato e non poco l’impiego anche nella scorsa stagione, in cui il classe ‘82 ha perso il posto da titolare in favore di Dejounte Murray (55 presenze in regular season, di cui 21 in quintetto e 5 apparizioni, tutte partendo dalla panchina, in post season) e, per la prima volta nel corso della sua carriera, non è riuscito ad andare in doppia cifra per punti (7.7 a partita in stagione regolare e 6.6 ai playoff). 

 

Divenuto free agent dopo la scadenza del contratto quadriennale firmato nell’estate 2014, quella del titolo vinto dagli Spurs ai danni dei Miami Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh (una rivincita per gli Speroni dopo il ko per 4-3 dell’anno precedente), Parker era stato cercato sia dagli Charlotte Hornets che dai Denver Nuggets, con questi ultimi che sembravano essere i favoriti nella caccia al playmaker francese, trattandosi di una squadra decisamente più competitiva ed assortita.

 

Dopo quasi vent’anni nella Western Conference, alla corte di Gregg Popovich a San Antonio, però, il 36enne ha deciso di trasferirsi sulla costa Est e giocarsi le sue carte in quel di Charlotte con gli Hornets di Michael Jordan, in cui, almeno il prossimo anno, sarà l’alternativa di lusso del titolare indiscusso Kemba Walker e cercherà di ritagliarsi un minutaggio importante per dimostrare di essere ancora in grado di dire la sua in un palcoscenico in cui ha già scritto innumerevoli capitoli di storia.