Nonostante abbia esercitato soltanto qualche settimana fa la player option da 27,9 milioni di dollari per indossare per un’ulteriore stagione la maglia degli Oklahoma City Thunder, Carmelo Anthony sembra sempre più destinato a lasciare la squadra guidata da coach Billy Donovan dopo appena un anno.

 

OKC, che ha già trattenuto Paul George con un quadriennale da 137 milioni di dollari ed ha già a libro paga i pesanti contratti di Russell Westbrook (circa 205 milioni per i prossimi cinque anni) e Steven Adams (77,5 milioni per le prossime tre annate), infatti, non è rimasta ben impressionata dall’ex Denver Nuggets e New York Knicks, incapace di rispettare appieno le aspettative del front office e dei tifosi.

 

Le medie del numero 7 dei Thunder sintetizzano efficacemente una stagione non certamente esaltante per lui: appena 16.2 punti, 5.8 rimbalzi, 1.3 assist, 0.6 palle recuperate e 0.6 stoppate col 40,4% al tiro, il 35,7% da dietro l’arco, il 43,7% da due, il 76,7% dalla lunetta e 6.1 tiri segnati su 15 tentati per partita in 32,1 minuti d’impiego, con career low per gran parte delle voci sopracitate (fanno eccezione soltanto i rimbalzi e le stoppate per partita  e la percentuale dalla lunga distanza). 

 

La convivenza con due All-Star del calibro di Russell Westbrook, leader di Oklahoma ed MVP della regular season 2016-2017, e Paul George, dunque, si è rivelata più difficile del previsto per Melo, apparso spesso e volentieri soltanto la brutta copia del giocatore ammirato per anni tra Denver e New York. Il dieci volte All-Star non è riuscito a mettere in mostra le sue tanto note quanto straordinarie abilità in fase offensiva, risultando inefficace nel ruolo di sparring partner di Westbrook insieme a PG13.

 

I Thunder hanno cercato a lungo l’amalgama giusto, vivendo un’annata più complicata del previsto e raggiungendo un piazzamento ai playoff soltanto sul finire della regular season (quarto posto ad Ovest con 48 vittorie e 34 sconfitte), per poi farsi eliminare al primo turno dai sorprendenti Utah Jazz del rookie Donovan Mitchell (4-2). Sul banco degli imputati per la disfatta di OKC ci è finito inevitabilmente anche Anthony, che però non ha mai dubitato del proprio valore, tanto da non prendere mai in considerazione l’ipotesi di partire dalla panchina e da decidere di esercitare la player option per restare ad Oklahoma.

 

Il suo futuro, però, sarà sicuramente altrove, con Houston Rockets, Los Angeles Lakers e Miami Heat, tra le tante, interessate al classe ‘84 selezionato con la terza scelta assoluta al Draft 2003 dai Denver Nuggets. I primi, in particolar modo, erano stati vicinissimi al prodotto di Syracuse l’estate scorsa, salvo poi non riuscire a convincere i New York Knicks e farselo sfuggire in favore degli Oklahoma City Thunder (in cambio, Doug McDermott ed Enes Kanter approdarono nella Grande Mela).

 

Stavolta, però, lo scenario è quasi totalmente diverso da quello dell’anno scorso, sia per ciò che concerne Anthony, che non ha più lo stesso appeal di una stagione fa e firmerebbe un contratto al minimo salariale, che per quanto riguarda i Rockets, che hanno bisogno di un giocatore del suo calibro per colmare il vuoto lasciato in quintetto da Trevor Ariza e in panchina da Luc Mbah a Moute. In Texas, Melo ritroverebbe coach Mike D’Antoni, con cui ha vissuto un rapporto non particolarmente sereno in quel di New York, e il suo grande amico Chris Paul.

 

Proprio quest’ultimo starebbe spingendo fortemente per far sì che i Razzi mettano sotto contratto il 34enne. Per farlo, però, dovranno battere la concorrenza delle altre squadre interessate, tra cui le già citate Lakers e Heat. In California, infatti, si è da poco trasferito un altro amico di Carmelo, ossia LeBron James, al cui fianco potrebbe competere per grandi traguardi, mentre in Florida potrebbe tornare Dwyane Wade, altro fenomeno della classe Draft del 2003 e tra i migliori amici dell’ex Knicks, attualmente ancora senza contratto è indeciso sul proprio futuro, con l’ipotesi del ritiro dietro l’angolo.

 

Da non escludere, pur apparendo a dir poco proibitiva, l’opzione Portland Trail Blazers, con Damian Lillard e C.J. McCollum che già la scorsa estate provarono a convincere Melo a trasferirsi nell’Oregon per rendere più competitiva la squadra allenata da Terry Stotts. Il punto debole di Miami e Portland è che entrambe le squadre non sono in grado di lottare per il titolo, mentre i Lakers sembrano aver bisogno di altre mosse degne di nota per poter ostacolare le altre contender (a L.A., inoltre, Anthony non avrebbe il posto da titolare assicurato): proprio alla luce di queste motivazioni, Houston è considerata la favorita numero uno per assicurarsi l’attuale terzo violino dei Thunder. 

 

Anche tra le fila dei Rockets, tuttavia, Anthony sarebbe il terzo dei componenti del Big Three (Big Four includendo anche l’ormai più che affidabile Clint Capela), ma avrebbe anche e soprattutto la chance di rimettersi in gioco in un sistema di gioco adatto per le sue eccezionali doti di implacabile scorer e di puntare a vincere una volta per tutte, peraltro al fianco dell’MVP in carica James Harden e del suo amico Chris Paul. Dopo un anno esatto, dunque, si torna a parlare di un possibile approdo di Anthony in Texas: stavolta l’esito della trattativa sarà diverso?