Nonostante sia arrivato ai Minnesota Timberwolves soltanto la scorsa estate, Jimmy Butler potrebbe presto lasciare i Lupi di Minneapolis per proseguire la propria carriera altrove. L’ex guardia dei Chicago Bulls, infatti, ha rifiutato un rinnovo al massimo salariale da 110 milioni di dollari per quattro anni con la squadra del Minnesota. 

 

Il classe ‘89, che aveva firmato un quinquennale da 92,3 milioni con player option per il quinto anno con i Chicago Bulls prima della stagione 2015-2016, avrebbe un rapporto difficile con i giovani talenti dei Timberwolves, tra cui Karl-Anthony Towns ed Andrew Wiggins, che avrebbero, a detta del prodotto di Marquette University, una scarsa attitudine al lavoro. 

 

Selezionato con la trentesima scelta assoluta al Draft 2011 dai Chicago Bulls, Butler è stato ceduto, insieme alla scelta numero 16 del Draft dello stesso anno, ai Minnesota Timberwolves l’estate scorsa, in cambio di Zach LaVine, Kris Dunn e la settima scelta del Draft 2017, ossia il lungo finlandese Lauri Markkanen, ritrovando i suoi ex compagni di squadra Derrick Rose, Taj Gibson e Aaron Brooks e coach Tom Thibodeau.

 

Dopo aver recentemente rifiutato un’estensione contrattuale al massimo salariale, Butler potrebbe decidere di non esercitare la player option per disputare una terza stagione, l’annata 2019-2020, con la maglia dei Timberwolves e testare la free agency da unrestricted free agent: il quasi 29enne nativo di Houston sarebbe quindi libero di parlare con qualsiasi squadra e di scegliere la propria destinazione preferita.

 

Nonostante non abbia mai nascosto il proprio amore per la sua città natale, dichiarando che gli piacerebbe indossare la maglia degli Houston Rockets, Butler sembra destinato a proseguire la propria carriera al fianco di Kyrie Irving, altro fuoriclasse che potrebbe infiammare la free agency della prossima estate qualora rifiutasse di esercitare l’opzione giocatore con i Boston Celtics. 

 

I due potrebbero formare un micidiale backcourt in una squadra che abbia lo spazio salariale per metterli sotto contratto entrambi, tra cui i New York Knicks e i Brooklyn Nets, ma non è escluso che Butler possa trasferirsi via trade ai Boston Celtics: Irving, del resto, si trova molto bene in Massachusetts, ragion per cui difficilmente deciderà di andarsene altrove. 

 

In questo senso, ad entrambe le squadre coinvolte, i Minnesota Timberwolves da una parte e i Boston Celtics dall’altra, converrebbe una trade (per i Lupi in ogni caso uno scambio che permetterebbe loro di non perdere a zero la propria stella): un’ipotetico scambio, infatti, consentirebbe ai Celtics di ingaggiare un All-Star del calibro di Butler a 40,2 milioni per due anni (20,4 milioni l’anno prossimo e 19,8, in caso di player option, per il 2019-2020) e ai Timberwolves di ricevere in cambio giocatori e scelte.

 

In questo senso, i Boston Celtics potrebbero mettere sul piatto Gordon Hayward e Marcus Smart: il primo, pur non avendo avuto modo di dire la sua nella squadra di Brad Stevens a causa di un gravissimo infortunio, resta uno dei migliori nel suo ruolo, mentre il secondo è una pedina imprescindibile per la second unit di Boston, soprattutto per ciò che concerne le sue abilità in fase difensiva. 

 

Si tratterebbe di due perdite importanti per i Celtics, ma d’altra parte Minnesota non ha poi così tanta necessità di liberarsi di Butler già quest’estate, anche perché, qualora il classe ‘89 dovesse restare fino alla scadenza del contratto, i Timberwolves avrebbero ben due strade da percorrere: provare a convincerlo fino alla fine a rinnovare oppure rifirmarlo per poi scambiarlo (sign and trade), come fatto dai Los Angeles Clippers con Chris Paul l’estate scorsa. 

 

Oltre a ciò, Butler ha espresso chiaramente il proprio desiderio di giocare al fianco di Kyrie Irving, definendo l’ex playmaker dei Cleveland Cavaliers uno dei suoi giocatori preferiti, ragion per cui per Boston ingaggiare l’ex Bulls potrebbe essere la scelta giusta. L’attuale numero 23 di Minnesota, inoltre, è uno dei migliori two way players della lega, qualità che potrebbe sposarsi a meraviglia col sistema di gioco di Brad Stevens. 

 

Sul fronte cessioni, come detto, le perdite di Hayward e Smart sarebbero sicuramente pesanti per Boston, ma le loro partenze presenterebbero anche dei vantaggi, soprattutto a livello economico: l’ex Utah Jazz, in particolare, ha firmato un quadriennale da ben 128 milioni di dollari l’estate scorsa (ne guadagnerà 66,8 nei prossimi tre anni, con player option da 34,1 per il 2020-2021). 

 

Il gravissimo infortunio riportato nella prima gara della regular season dell’anno scorso, persa per 102-99 in casa dei Cleveland Cavaliers, non ha dato modo a Brad Stevens di valutarne appieno l’efficienza all’interno del proprio sistema di gioco, ragion per cui Hayward rappresenta una vera e propria incognita, nonostante le ottime stagioni vissute con la maglia degli Utah Jazz.

 

Smart, dal canto suo, ha recentemente rinnovato con i Celtics, dopo essere diventato restricted free agent, firmando un quadriennale da 52 milioni di dollari con la franchigia del Massachusetts. Le partenze di Hayward e del classe ‘94 nativo di Dallas permetterebbero a Boston di liberare spazio salariale e di formare uno dei migliori backcourt della lega, ossia il duo composto da Kyrie Irving e Jimmy Butler.