Reduce da un’annata piuttosto positiva, la migliore della sua carriera, conclusa con medie di 13.9 punti, 9 rimbalzi, 1.2 assist, 1.2 palle recuperate e una stoppata per gara col 62,9% al tiro in 76 presenze in regular season, Steven Adams si appresta a cominciare la sua sesta stagione in NBA con la maglia degli Oklahoma City Thunder, che lo selezionarono con la dodicesima scelta assoluta al Draft 2013.

 

Il centro neozelandese classe ‘93, dunque, è da anni un elemento imprescindibile per il sistema di gioco di Scott Brooks prima e Billy Donovan poi, una pedina a dir poco insostituibile per OKC, anche e soprattutto in virtù dei netti miglioramenti e progressi fatti registrare nelle stagioni recenti, in cui è riuscito a trovare la continuità necessaria per affermarsi tra i migliori nel suo ruolo nella lega.

 

25 anni compiuti lo scorso 20 luglio, Adams è legatissimo ad Oklahoma City ed è uno dei principali volti dei Thunder insieme al leader, principale punto di riferimento e capitano della franchigia Russell Westbrook. Nonostante abbia giocato al fianco di numerose stelle ad eccezione dell’MVP 2017, tra cui in particolar modo Kevin Durant, Paul George e Carmelo Anthony, il suo apporto è pressoché migliorato.

 

Nella prossima stagione, Adams avrà la possibilità di raggiungere la definitiva maturità cestistica e la consacrazione in una lega in cui non basta il talento per portare a termine i propri obiettivi, ma conta anche e soprattutto la testa, la capacità di rialzarsi dopo vari passi falsi e di non dimenticare la cosa più importante: perseguire il proprio sogno.

 

In questo senso, Adams ha dovuto fare i conti con una situazione a dir poco particolare e complicata, ossia la depressione di cui ha sofferto a soli tredici anni, in seguito alla morte del padre. La medicina per la malattia fu la pallacanestro, con cui entrò in sintonia sin da quando suo fratello maggiore Warren lo portò con sé a Wellington.

 

Dopo aver avuto modo di mettersi in mostra sotto la guida di coach Scott Brooks, Adams è divenuto ufficialmente il centro titolare degli Oklahoma City Thunder in seguito all’arrivo in panchina di Billy Donovan, che lo ha sempre preferito al turco Enes Kanter, relegato al ruolo di riserva o schierato spesso in coppia col neozelandese, come avvenuto, ad esempio, nel corso della serie delle Finali di Conference persa beffardamente per 4-3 al cospetto dei Golden State Warriors nel 2016.

 

Adams ha zittito i suoi detrattori, dimostrando che la Nuova Zelanda non produce soltanto i migliori rugbisti al mondo, ma può anche sfornare cestisti di gran valore, in grado di partire in quintetto in una contender, e, soprattutto, ha vinto le proprie paure, dando priorità alla realizzazione del proprio sogno, quello di diventare un giocatore di basket professionista.

 

Gli Oklahoma City Thunder, dal canto loro, sono stati piuttosto perspicaci e abili nel puntare su di lui al Draft 2013, chiamandolo con la dodicesima pick tra disapprovazione e scetticismo. Merito anche e soprattutto dell’occhio di falco del general manager Sam Presti, già protagonista delle scelte di Kevin Durant (2007), Russell Westbrook (2008) e James Harden (2009), rispettivamente con la seconda, la quarta e la terza scelta. 

 

Adams ha ormai nel cuore OKC e, in questo senso, ha recentemente speso parole al miele nei confronti della franchigia: “Ho le idee molto chiare in merito al mio futuro: se dipendesse solo ed esclusivamente da me, indosserei la maglia dei Thunder a vita”, ha dichiarato Big Kiwi, che ha ancora tre anni di contratto per circa 77,5 milioni di dollari con Oklahoma.