2 luglio 2008. In seguito ad un accordo tra il proprietario dei Seattle SuperSonics, Clayton Bennett, e le autorità della città di Seattle, la franchigia nata nel 1967 si trasferisce ad Oklahoma City, assumendo il nome di Oklahoma City Thunder e cambiando anche logo e colori sociali. Circa una settimana prima, il 26 giugno, Seattle aveva pescato al Draft la promettente point guard di UCLA Russell Westbrook, selezionandolo con la quarta scelta assoluta.

 

 

Da un californiano, nativo di Long Beach, ad un altro californiano qual è James Harden, nato a Compton e primo giocatore scelto al Draft dagli Oklahoma City Thunder, che lo chiamano con la terza scelta assoluta un anno più tardi. Con l’arrivo del prodotto di Arizona State, OKC ha un nuovo Big Three giovane e talentuoso, composto da Kevin Durant e, appunto, Russell Westbrook e James Harden.

 

 

Quello sopracitato non è l’unico intreccio della storia particolare di questi ultimi due, amici sin da quando erano piccoli, cresciuti in quel di Los Angeles, accomunati dal sogno di giocare in NBA e rivali nei campetti di periferia della città. Se Westbrook dava l’impressione di poter riuscire senza particolari patemi d’animo nell’intento, lo stesso non lo si poteva dire di Harden, limitato da attacchi d’asma che ne mettevano seriamente a rischio il suo sogno.

 

 

Entrambi, però, alla fine hanno coronato il proprio obiettivo, centrando il traguardo a suon di prestazioni ad altissimo livello e svariati riconoscimenti tra high school e college, fino ad approdare in NBA, il sogno che ogni giocatore di basket o aspirante tale vorrebbe tramutare in realtà. Dopo tante sfide 1 vs 1 tra playground e non solo, Westbrook e Harden si ritrovano dunque a difendere gli stessi colori, quelli di OKC.

 

 

I due regalano emozioni e spettacolo ai tifosi dei Thunder, che si stropicciano gli occhi dinanzi alle straordinarie giocate messe in atto dai due californiani e dal loro compagno di squadra Kevin Durant: quando i tre sono insieme sul parquet, per gli avversari c’è ben poco da fare. Oklahoma fa registrare progressi degni di nota anno dopo anno, fino all’esplosione del Big Three nel 2011-2012.

 

 

Harden si aggiudica il premio di Sesto uomo dell’anno e, insieme a Westbrook e Durant, è tra i protagonisti della straordinaria cavalcata dei suoi ai playoff, in cui i Thunder, dopo aver centrato il secondo posto ad Ovest in regular season (47 vittorie e 19 sconfitte) alle spalle dei San Antonio Spurs, battono i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki campioni in carica (4-0), i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant (4-1) e gli stessi San Antonio Spurs (4-2), arrendendosi soltanto al cospetto dei Miami Heat di LeBron James, Dwayne Wade e Chris Bosh nelle Finals (4-1).

 

 

Proprio sul più bello, dunque, il sogno dei Thunder sfuma: dopo il ko alle Finals, Harden non accetta il rinnovo contrattuale propostogli dal gm Sam Presti e viene ceduto via trade agli Houston Rockets, quattro anni più tardi Durant firma da free agent con i Golden State Warriors, proprio dopo che OKC era stata sconfitta dai Warriors in seguito ad una clamorosa rimonta da 1-3 a 4-3 nelle Finali di Conference.

 

 

The Beard e The Brodie nel frattempo hanno maturato ancor più esperienza rispetto agli anni in cui giocavano insieme ad Oklahoma e sono le colonne portanti degli Houston Rockets e degli Oklahoma City Thunder, sono tornati a sfidarsi sul campo e continuano ad essere grandi amici fuori dal parquet, anche perché lo stesso Westbrook dichiara: “in campo, oltre alla palla da basket e ai miei compagni di squadra, non ho amici”.

 

 

Insomma, amici sì, anche molto, ma in campo è tutta un’altra storia: nel 2016-2017, primo anno da “solo” in quel di Oklahoma, Russell Westbrook vince l’MVP della regular season a suon di triple doppie (42, superato il record stabilito da Oscar Robertson nel 1961-1962) e conclude con una tripla doppia di media la stagione regolare (31.6 punti, 10.7 rimbalzi e 10.4 assist per gara), battendo, in un duello appassionante e spettacolare, proprio James Harden, fermatosi, si fa per dire, a 29.1 punti, 8.1 rimbalzi e 11.2 assist a partita. 

 

 

I due si ritrovano contro al primo turno di playoff e si confermano i principali punti di riferimento delle rispettive squadre anche in post season, offrendo il consueto mix di adrenalina, entertainment, emozioni e spettacolo ai tanti appassionati di NBA: la serie non conosce storia, con gli Houston Rockets che si impongono per 4-1, grazie anche e soprattutto alle prestazioni da antologia di Harden, ma Westbrook è pressoché devastante ed esce di scena a testa altissima, provando fino alla fine e in tutti i modi ad allungare la serie.

 

 

Nella stagione da poco conclusasi, invece, ad aggiudicarsi l’MVP è stato il Barba, peraltro un anno dopo Westbrook (anche il suo approdo in NBA era avvenuto un anno dopo The Brodie), capace di chiudere la stagione con 30.4 punti, 5.4 rimbalzi e 8.8 assist di media. Westbrook, dal canto suo, non prende parte fino alla fine alla corsa per il premio, ma riesce in un’impresa mai centrata prima da nessun altro giocatore, ossia quella di chiudere la stagione regolare in tripla doppia doppia di media per il secondo anno di fila (25.4 punti, 10.1 rimbalzi, 10.3 assist). 

 

 

Intrecci infiniti, dunque, quelli tra i due fenomeni che oggi si sfidano a suon di colpi di classe e lampi di genio sui prestigiosi campi NBA, la lega migliore al mondo, ma fino a qualche decennio fa erano semplicemente due ragazzini accomunati da una passione tanto forte che li ha portati a vincere ogni ostacolo e a ritrovarsi, insieme, laddove si erano prefissati di arrivare, lavorando duramente per trasformare le parole in fatti.