Cominciamo questo articolo tornando al 23 giugno 2017, Barclays Center di Brooklyn, Draft NBA.  Nelle settimane precedenti alla Lottery, è impossibile parlare di altro: non esistono Lebron, Durant o Steph Curry perché improvvisamente le luci della ribalta vengono prese da questi giovani ragazzi del college pronti al grande al salto nel mondo dei “grandi”.  E’ il periodo in cui i giocatori più talentuosi e dotati tecnicamente vengono accostati a veri propri totem del basket, dove nel giovane playmaker sfrontato, si rivede un pezzo di A.I., dove un centro dal fisico scultoreo ricorda il primo Shaq, dove una ala dotata di braccia lunghe ricorda un primo Durant, e via dicendo.

Nel Draft 2017 sono diversi i giovani di grande prospettiva: Fultz, Lonzo e Tatum si giocano le prime 3 chiamate e se per Ball il destino appariva già segnato in direzione Los Angeles, per gli altri due il futuro pareva ancora incerto.  Le incertezze e i dubbi vengono però risolti pochi giorni prima della Lottery quando Boston, detentrice della scelta numero 1, decide di scambiarla con la numero 3 detenuta da Philadelphia.  A quel punto le intenzioni delle due franchigie furono chiare: Phila avrebbe sicuramente scelto Fultz, mentre i Celtics  su Tatum. Da tempo infatti i 76rs erano alla ricerca di una giovane Point Guard da inserire nel roster e Markelle faceva al caso loro.

Per il secondo anno consecutivo infatti Philadelphia si aggiudica la prima scelta scelta ad un Draft (l’anno prima fu la volta di Ben Simmons) ed è pronta finalmente a pensare in grande, dopo anni di buio totale e di un massimo di 28 vittorie nella stagione precedente (nei 3 anni prima non raggiunsero nemmeno le 20).  Poche settimane dopo la pesca, il nuovo play di Philly è pronto a cimentarsi nella Summer League, dove ben figura alla prima contro Utah, registrando 23 punti.  Non vi è neanche il tempo per esaltarne le qualità e le prestazioni che pochi giorni dopo nella gara contro gli Warriors, Markelle rimedia un infortunio alla caviglia che lo terrà fuori per il resto dell’estate.  Questo è solo l’inizio del suo calvario; a causa dei ripetuti problemi fisici giocherà sole 14 partite in stagione, registrando 7 punti di media, con 3 assist e 3 rimbalzi in soli 18 minuti.  L’anno del giovane play infatti è costellato dagli infortuni, prima appunto il problema alla caviglia che ne ha condizionato preparazione atletica e l’inizio della stagione in NBA, mentre in un secondo momento è stata la volta della spalla.

Nel mese di Ottobre a Fultz viene diagnosticato un problema alla spalla.  I primi rumours parlavano di una semplice rimozione di una piccola quantità di liquido all’interno della spalla che limitava l’atleta nei suoi movimenti in campo. In un secondo momento la notizia è stata smentita e “sostituita” dal fatto che Markelle doveva sottoporsi a una serie di iniezioni di cortisone, per un problema articolare già riscontrato a inizio stagione, ma sottovalutato dallo staff tecnico dei 76rs. La dirigenza di Philly, viste le difficoltà iniziali del ragazzo e la pioggia di critiche che incombevano a ogni gara storta, decide di fermare il suo play, lasciandolo recuperare a pieno dall’infortunio.  I primi campanelli d’allarme furono le prestazioni e le percentuali a dir poco sconcertanti di Fultz, che chiude la stagione col 47% dal campo e lo 0% da 3 (incredibile il fatto che al college tirasse col 40% da dietro l’arco).

Parallelamente alle difficoltà fisiche riscontrate sin da subito, Markelle ha dovuto cambiare totalmente la sua meccanica di tiro, distruggendo completamente la sua fluidità nei movimenti.  Per mesi si è cercato di additare un colpevole per questa scelta azzardata e per aver veicolato la stagione del giovane rookie, che col tempo ha perso fiducia nei suoi mezzi, cercando raramente spazio per andare al tiro e lasciando l’azione in mano ai compagni.

 

 

 

Per correggere questo problema  che tanto lo ha condizionato durante l’anno e per placare finalmente le critiche nei suoi confronti, il play di Philly ha deciso di rivisitare totalmente la sua meccanica di tiro insieme a uno dei migliori “Personal Coach” d’America, ovvero Drew Hanlen che proprio pochi giorni fa ha rilasciato queste parole:

“Sinceramente penso che appena sarà al 100%, sarà immediatamente un All Star”

 

Drew Hanlen, uno dei più stimati ed apprezzati “Personal Coach” nel panorama cestistico che, nonostante la sua giovane età e il non aver mai giocato a certi livelli, può vantare clienti del livello di Joel Embiid, Jordan Clarkson, Bradley Beal, Zach LaVine, Andrew Wiggins e appunto Markelle Fultz.  Hanlen è specializzato nella tecnica e nei fondamentali e grazie alla sua impostazione innovativa degli allenamenti, ha creato un enorme “hype” attorno alla sua figura lavorativa che lo ha portato a collaborare con diversi atleti in NBA. A sostegno del parere di Hanlen, anche J.J. Reddick tramite il suo podcast, ha parole al miele per il compagno di squadra:

 

 

“Di tutte le fonti che ho sentito, sia interne che esterne ai Sixers, Markelle è migliorato molto, è in uno stato mentale e fisico positivo, è pronto ad affrontare una stagione fantastica”

 

Nonostante la stagione disastrosa e nonostante i media lo abbiamo tartassato nel corso dell’anno, l’ambiente intorno al play di Phila è più che positivo; coach e compagni vedono in lui una pietra miliare che in pochi anni sarà in grado di dominare la lega e anzi, se in salute sin da subito.  Noi speriamo di non incombere in nuovo Anthony Bennet e auguriamo al buon Fultz un futuro roseo.

#TrustTheProcess