Dopo le innumerevoli difficoltà cui ha dovuto tenere testa negli ultimi anni, con i ripetuti infortuni che gli hanno fatto addirittura valutare seriamente l’ipotesi di ritirarsi dal basket giocato, Derrick Rose sembra aver ritrovato serenità e continuità di rendimento e d’impiego con la maglia dei Minnesota Timberwolves.

 

Lasciati i Cleveland Cavaliers lo scorso febbraio – prima della trade deadline – cui era approdato dopo un anno tra le fila dei New York Knicks al fianco di Carmelo Anthony e del giovane Kristaps Porzingis, la point guard classe ‘88 ha deciso di accettare la proposta del suo ex coach ai Chicago Bulls Tom Thibodeau, firmando con i Lupi di Minneapolis un contratto fino al termine dell’annata di appena 290.000 dollari.

 

Dopo aver convinto nelle poche partite a sua disposizione ed impressionando soprattutto ai playoff (14.2 punti, 1.8 rimbalzi e 2.6 assist col 51% al tiro e il 70% da tre), Rose ha rinnovato con la franchigia del Minnesota, firmando un annuale da 2,1 milioni, ed ha iniziato piuttosto bene questa stagione, tanto da mettere a segno ben 28 punti, 5 rimbalzi, altrettanti assist, 2 palle recuperate e una stoppata in 32’ in uscita dalla panchina col 52,4% al tiro nella sfida persa per 140-136 contro i Dallas Mavericks.

 

“Fin quando sarà in salute, sarà sempre uno dei migliori giocatori della lega. Spesso la gente tende a sottovalutarne il valore. Derrick è un ragazzo umile e unico, innumerevoli volte è stato il migliore in campo nel corso della sua carriera, ma lui ha sempre pensato prima di tutto a vincere le partite e al bene dei suoi compagni di squadra”, ha dichiarato coach Tom Thibodeau, sotto la cui guida D-Rose ha conquistato l’MVP nel 2011, a 23 anni non compiuti, risultando il più giovane di sempre a conquistare il premio, oltre ad aver condotto i Chicago Bulls al primato nella Eastern Conference con ben 62 vittorie ed appena 20 sconfitte.

 

In questo primo scorcio stagionale, Rose ha messo a referto 14.8 punti, 3.8 rimbalzi, 5 assist e 0.8 palle recuperate col 41,2% al tiro e 28.3 minuti per gara in uscita dalla panchina in 4 presenze: basti pensare che non tirava così bene né aveva una media punti così elevata dal 2016-2017. Al di là dei numeri, rivederlo giocare una gran pallacanestro, soprattutto con una continuità che non aveva da tempo, è un’enorme gioia per chi non ha mai smesso di aspettarne il ritorno ad alti livelli.