La rifondazione post addio di LeBron James si sta rivelando piuttosto complicata per i Cleveland Cavaliers, ma questo è anche piuttosto normale. Ridimensionare drasticamente i propri obiettivi non è facile per nessuno, figurarsi se lo può essere per una squadra che appena due anni fa si aggiudicò il titolo NBA con una rimonta da 3-1 a 4-3 contro gli inarrestabili Golden State Warriors e che fino a un anno fa aveva in squadra sia LBJ che Kyrie Irving.

 

Con l’addio del primo, il Re è riuscito a trascinare i Cavs, apparentemente avviati verso una stagione negativa e con innumerevoli grane da risolvere (dai problemi fisici di Derrick Rose e Isaiah Thomas al cattivo rendimento del gruppo attorno a LeBron), addirittura alle Finals, battendo nell’ordine gli Indiana Pacers al primo turno (4-3), i Toronto Raptors in semifinali di Conference (4-0) e i Boston Celtics in finale di Conference (4-3), prima di arrendersi al cospetto dei Golden State Warriors per 4-0.

 

Lo scorso luglio, James ha firmato con i Los Angeles Lakers un quadriennale da 134 milioni di dollari, lasciando per la seconda volta in carriera Cleveland, stavolta definitivamente: rispetto alla Decision del 2010, con cui comunicò la sua intenzione di trasferirsi ai Miami Heat per giocare al fianco di Dwyane Wade e Chris Bosh, infatti, The King ha mantenuto la sua promessa, portando i Cavs alla conquista del tanto agognato anello, che senza la sua presenza appariva pura utopia.

 

Archiviata l’era LeBron James, la franchigia dell’Ohio ha deciso, pur ridimensionando i propri obiettivi, di non ricorrere al tanking, rinnovando Kevin Love con un quadriennale da 120 milioni di dollari, non scambiandolo e rendendolo l’uomo franchigia, per poi selezionare con l’ottava scelta al Draft Collin Sexton, point guard classe ‘99 da Alabama, e trattenere i vari Larry Nance jr. (rinnovo da 45 milioni di dollari per quattro anni), Cedi Osman, Jordan Clarkson, Ante Zizic e Rodney Hood e i veterani George Hill, Kyle Korver, J.R. Smith e Tristan Thompson.

 

Ciononostante, i Cavs hanno cominciato malissimo la regular season targata 2018-2019, perdendo cinque volte in altrettante gare disputate: dopo i ko con i Toronto Raptors di Kawhi Leonard (116-104) e i Minnesota Timberwolves di Jimmy Butler (131-123), in entrambi i casi in trasferta, infatti, Cleveland – sconfitta ieri dai Detroit Pistons per 110-103 – è crollata in malo modo al cospetto degli Atlanta Hawks (133-111) e dei Brooklyn Nets (102-86) tra le mura amiche.

 

Proprio quest’ultima partita ha segnato inevitabilmente il definitivo distacco con l’era di LeBron James, in cui vi erano ben altri obiettivi nella mente del front office dei Cleveland Cavaliers e l’atmosfera era decisamente più elettrizzante: i biglietti per la gara con i Nets alla Quicken Loans Arena, infatti, sono stati venduti ad appena due dollari l’uno, segnale piuttosto evidente dell’impatto che l’addio di LeBron James ha avuto sulla squadra dell’Ohio, non soltanto per ciò che concerne i risultati.