La scorsa estate i Los Angeles Lakers hanno piazzato quello che è stato da molti definito “il colpo del secolo”, riuscendo a mettere sotto contratto l’uomo più ambito della free agency 2018, LeBron James, firmato con un quadriennale da 164 milioni di dollari. Lasciata Cleveland dopo quattro anni (dieci in totale, considerando anche le sei stagioni vissute in Ohio prima dell’approdo ai Miami Heat), LBJ ha deciso dunque di tuffarsi in un’avventura totalmente inedita per uno come lui, reduce da quindici anni esclusivamente trascorsi nella Eastern Conference.

 

Un modo per dire a tutti: riesco ad essere competitivo e a risultare dominante anche nel più combattuto Ovest? Probabilmente sì, ma di certo non è stata questa l’unica motivazione che ha spinto il quattro volte MVP a prendere la via della California, sponda gialloviola. Sulla sua Decision 2.0, infatti, ha indubbiamente influito il peso della famiglia, oltre alle già citate ambizioni di carriera di un vincente nato che non sembra accusare l’avanzare dell’età ed ha ancora tantissima fame di vittorie.

 

34 anni da compiere il prossimo 30 dicembre, il nativo di Akron sta viaggiando a medie di 28.4 punti, 7.6 rimbalzi, 6.6 assist e 1.3 palle recuperate col 52,5% al tiro, il 37% da dietro l’arco e il 71% dalla lunetta in 24 presenze ed ha recitato un ruolo di primo piano nell’andamento positivo dei suoi, rialzatisi dopo un inizio a dir poco altalenante e attualmente quinti a Ovest con 15 vittorie e 9 sconfitte. L’anno scorso, per intenderci, i Lakers arrivarono undicesimi con appena 35 vittorie e ben 47 sconfitte.

 

Piuttosto fuori da ogni dubbio pare essere il fatto che a determinare una netta inversione di tendenza negli obiettivi stagionali dei gialloviola sia stato proprio l’innesto di LeBron James, va considerato in particolar modo che i Lakers non siano poi così diversi dallo scorso anno. Squadra più esperta sì, ma in sostanza la squadra guidata da coach Luke Walton non sembra aver ancora risolto appieno gli ampiamente noti problemi difensivi e la mancanza di continuità dei giovani talenti presenti nel roster (Lonzo Ball, Kyle Kuzma e Brandon Ingram) non è un fattore da sottovalutare.

 

La scorsa notte, i Lakers hanno portato a casa la loro quarta vittoria consecutiva, imponendosi sui San Antonio Spurs per 121-113 allo Staples Center. Decisivo, neanche a dirlo, LeBron James, autore della bellezza di 42 punti (di cui ben 20 nel cruciale quarto periodo), 5 rimbalzi, 6 assist e 2 palle recuperate col 62,5% al tiro (15/24) e il 43% da tre (3/7). Degno di nota anche il contributo di Lonzo Ball e Kyle Kuzma (14 punti, 9 assist e 2 recuperi col 50% da dietro l’arco per il primo, 22 punti, 9 rimbalzi e 5 assist per il secondo), ma è inutile sottolineare che l’artefice della vittoria sia stato ancora una volta l’eterno ragazzino col numero 23 sulle spalle.

 

Un problema da non sottovalutare, secondo coloro che si attendono maggior autonomia da LeBron. Lo stesso Magic Johnson, del resto, aveva fatto presente che nelle sue intenzioni i Lakers debbano imparare a saper prescindere da LeBron, scongiurando dunque l’ipotesi di una nuova Cleveland. Impresa piuttosto complicata, anche perché riuscire ad avere una certa continuità senza fare affidamento esclusivo su James per ora è improbabile per dei Lakers ancora giovani e inesperti e, soprattutto, senza altre stelle che possano dare una mano a LBJ.

 

Finora il Re ha giocato tutte e 24 le gare stagionali, con medie di 34.8” per partita, una quantità notevole ma comunque la più bassa della sua carriera. Basti pensare che LeBron sia stato il giocatore con più minuti a partita in una singola stagione in ben tre occasioni finora, tutte con i Cleveland Cavaliers: 42.4” nel 2004-2005, il suo anno da sophomore, 37.8” nel 2016-2017 e 36.9” lo scorso anno, l’ultimo in Ohio per lui.

 

Se è pur vero che il fatto che i Lakers non possano proprio fare a meno del loro nuovo fuoriclasse sia tutto fuorché una fonte di stupore, è pur vero che il front office dei gialloviola dovrà cercare di rendere più competitiva la squadra in ottica playoff, anche perché il buon LeBron rendimento e continuità li assicura e li assicurerà ancora a lungo, ma al contempo meriterebbe anche un supporto più continuativo da parte dei suoi compagni.

 

Non si tratta affatto di un mancato apprezzamento nei confronti di ragazzi che stanno lavorando duramente per dire la loro (Ball, Ingram, Kuzma) e veterani che non smettono mai di dare il proprio contributo (McGee, Chandler e Rondo tra i tanti), anche perché non va sottovalutato che giocare al fianco di un giocatore del calibro di James sia tutt’altro che semplice, bensì di una semplice considerazione sullo stato delle cose in casa Lakers.