Nella loro prima gara dell’anno solare 2018, i San Antonio Spurs ritrovano la vittoria dopo il ko maturato alla Little Caesars Arena di Detroit contro i Pistons per 93-79, battendo per la seconda volta nel giro di una settimana i New York Knicks. Al Madison Square Garden, la franchigia neroargento si impone per 100-91, con Gregg Popovich che conquista la vittoria numero 1176 della sua gloriosa carriera da coach, superando George Karl e risultando il quinto allenatore più vincente di sempre. 

 

Prestazione da incorniciare per LaMarcus Aldridge: con 29 punti messi a referto (e 6 rimbalzi catturati), infatti, l’ex Portland è risultato il miglior realizzatore degli speroni. Un film già visto più volte nel corso di questa regular season, per la precisione in ben trenta occasioni su trentotto partite disputate fino a questo punto dagli Spurs. New York fa tanta fatica, soprattutto in attacco, con Porzingis che tira con scarsa efficienza (5/19 al tiro) e fa registrare una percentuale piuttosto negativa (26,3%) e l’attacco della squadra della Grande Mela ne risente e non poco.

 

Per lui 13 punti (e 9 rimbalzi), così come per Lance Thomas, che però a differenza del lettone tira con un ottimo 71,4% (5/7). Buona prova, invece, per Kanter (12 punti e 6 rimbalzi), che sbaglia appena una delle sette conclusioni tentate (85,7%) e per Michael Beasley, autore di 18 punti e 9 rimbalzi in uscita dalla panchina, con un più che positivo 7/13 al tiro (53,8%). La second unit fa registrare 30 punti e i Knicks resistono fino alla pausa lunga, dando l’impressione di poter fermare gli Spurs, ma insieme a Porzingis deludono al tiro anche Jarrett Jack (30% con 3/10) e Courtney Lee (33,3% con 5/15).

 

Il primo tempo si conclude sul 52-49, un risultato che permette ai Knicks di giocarsi le proprie chance di vittoria negli ultimi due quarti. Nel terzo periodo, però, gli uomini di Jeff Hornacek gettano alle ortiche le certezze accumulate nel corso del primo e del secondo quarto, interpretando entrambe le fasi con scarsa convinzione e poco cinismo. Gli Spurs, dal canto loro, sanno come approfittare delle debolezze di qualsiasi squadra avversaria e non fanno sconti a New York, chiudendo il terzo quarto con un parziale di 29-18, aumentando dunque il vantaggio accumulato nel primo tempo di ben undici punti (da +3 a +14).

 

Nell’ultimo quarto, San Antonio gestisce alla grande la situazione. Per i cinque volte campioni NBA si tratta di dodici minuti di ordinaria amministrazione, in cui riescono a tenere a bada i disperati tentativi dei Knicks di tornare in corsa e blindano una vittoria tanto meritata quanto fondamentale. Oltre al solito Aldridge, da segnalare i 12 punti con 66,6% dal campo e da dietro l’arco dalla panchina di Manu Ginobili, ancora una volta in grado di dare un apporto significativo alla causa neroargento. Il vero protagonista della serata, però, è Kawhi Leonard, tornato finalmente a recitare un ruolo da protagonista nello starting five di Popovich.

 

Dopo aver messo minuti nelle gambe nelle scorse partite, infatti, il leader della franchigia texana ha offerto una prestazione degna del giocatore che l’anno scorso, prima di infortunarsi, lottò a lungo per l’MVP:  25 punti, 8 rimbalzi, 4 assist e 4 palle recuperate in 31′, con il 40% al tiro (8/20), il 37,5% da tre (3/8) e l’85,7% dalla lunetta (6/7). Numeri che mettono in evidenza l’enorme talento e spirito di sacrificio del numero 2 degli Spurs, che ha saputo soffrire in silenzio durante la lunga assenza dal parquet e quando è tornato lo ha fatto allo stesso modo: facendo parlare il campo, come piace a lui. Niente parole di troppo o promesse inutili, solo risultati concreti, lavoro intenso e grande forza di volontà.

 

Kawhi Leonard stregò San Antonio e l’intera lega sin dal suo arrivo in punta di piedi, Draft 2011. Da quell’anno ha vinto un MVP delle Finals nel 2014, un titolo NBA nello stesso anno e due premi di Defensive Player of the Year, riuscendo ad elevare il livello del proprio gioco anno dopo anno, fino a diventare uno dei giocatori più forti e completi della lega. L’infortunio riportato durante i playoff della scorsa stagione lo ha tenuto fuori fino a poche settimane fa, ma The Claw ci ha messo poco a dimostrare di averlo completamente smaltito e il messaggio, forte e chiaro, è stato ormai recepito da tutti: Kawhi Leonard è tornato.