“Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. La celebre massima pronunciata dal noto scrittore irlandese Oscar Wilde è probabilmente la più adatta per riferirsi a James Harden, che è ormai da anni uno dei giocatori più iconici della NBA. Con la sua folta e distintiva barba, del resto, The Beard ci ha messo poco a diventare un giocatore di culto della lega, ma nel corso degli anni è maturato in maniera esponenziale dal punto di vista tecnico e mentale, divenendo noto dunque soprattutto per l’infinita qualità del suo gioco. Harden è uno dei giocatori più discussi della NBA e su di lui i dibattiti tra fan e detrattori si sprecano.

Tra chi attacca la sua difesa, innegabilmente migliorata anche e soprattutto con l’arrivo in panchina di Mike D’Antoni, nonostante quest’ultimo sia noto per il suo gioco quasi totalmente votato all’attacco, chi lo critica perché guadagna tanti tiri liberi a partita e chi non lo ritiene in grado di ricoprire il ruolo di leader dei suoi Rockets, ciò che contano davvero sono i fatti e Harden non si è mai tirato indietro, dimostrando partita dopo partita di essere un giocatore a dir poco speciale e smentendo concretamente le opinioni spesso infondate dei suoi detrattori. In molti, ad esempio, sostenevano che il numero 13 di Houston non fosse in grado di convivere sul parquet con Chris Paul, ma si sono subito dovuti ricredere, in virtù di un’intesa sbocciata sin dalla preseason.

Con 31,6 punti, 5 rimbalzi e 9,1 assist, Harden sta vivendo la miglior annata della sua carriera dal punto di vista realizzativo ed è saldamente al comando della classifica dei migliori marcatori della regular season attualmente in corso. Oltre a ciò, il Barba è attualmente il giocatore con più tiri liberi segnati (364), maggior numero di triple messe a segno e tentate (171/443), primo per punti effettivi (1327), per efficiency rating (30,3), plus/minus (10,6), offensive win shares (7,4) e win shares (9,3). Insomma, la stagione di Harden sin qui è stata a dir poco eccellente e, anche e soprattutto grazie a un notevole miglioramento in fase difensiva e a un apporto sempre costante e determinante in quella offensiva, Houston sta facendo benissimo ed è saldamente al secondo posto ad Ovest, a sole due vittorie dai Golden State Warriors.

Nella partita vinta nella notte contro gli Orlando Magic in casa, i Rockets hanno sofferto forse anche più del dovuto, essendo stati costretti a fare a meno di due pedine fondamentali del quintetto titolare quali Chris Paul e Trevor Ariza e, a gara in corso, anche di Eric Gordon, tenuto in campo soltanto 10′ a scopo precauzionale da D’Antoni. A caricarsi la squadra sulle spalle ci ha pensato James Harden, autore di una prestazione encomiabile per produzione offensiva, leadership e spirito di squadra. Sin dall’inizio della gara, il Barba non ha avuto pietà per la sciagurata difesa dei Magic, punendo la franchigia della Florida a suon di punti e passaggi vincenti e dominando in lungo e in largo la partita.

The Beard ha preso sin da subito le redini della squadra, concludendo la sua serata magica con una sontuosa tripla doppia da 60 punti, 11 assist, 10 rimbalzi, 4 palle recuperate e una stoppata. Numeri incredibili, ma non finisce qui: il principale candidato all’MVP, infatti, ha contribuito all’86% dei punti fatti registrare dai suoi Rockets, tirando col 19/30 dal campo e riuscendo a battere ben tre record. In primo luogo, quello personale di punti messi a segno in una singola partita, che aveva già riscritto in occasione della sfida vinta a novembre contro gli Utah Jazz grazie ad una sua prestazione da 56 punti e 13 assist, poi quello di franchigia per punti segnati da un singolo giocatore, scavalcando al primo posto Calvin Murphy (57), che ha applaudito con convinzione e felicità la super performance fornita dall’idolo del pubblico del Toyota Center.

Oltre a ciò, bisogna ricordare che nella storia della NBA nessuno era mai riuscito a segnare una tripla doppia con almeno 60 punti e che Harden ha tirato in maniera tutt’altro che impeccabile dalla lunga distanza (5/14): con qualche tripla in più a bersaglio, avrebbe potuto davvero dilagare in maniera ancor più netta. La scintillante prestazione offerta contro gli Orlando Magic è destinata inevitabilmente a rimanere nella memoria collettiva degli appassionati e di tutti coloro che contribuiscono a rendere tanto speciale e amata la lega cestistica statunitense. Come ogni giocatore di punta della NBA, può generare emozioni di tutti i tipi: c’è chi lo ama e chi, invece, non lo apprezza particolarmente, ma è innegabile che contro Orlando, al di là dei gusti personali, Harden abbia scritto un’importante pagina di storia del basket a stelle e strisce.

Al Toyota Center il Barba era più immarcabile del solito ed ha vissuto una di quelle serate che ogni giocatore o aspirante tale sogna di vivere almeno una volta nella vita, peraltro trascinando i suoi Houston Rockets ad una vittoria fondamentale contro una squadra, gli Orlando Magic, non certo insormontabile, ma piuttosto ostica da affrontare e rivelatasi particolarmente efficiente in fase offensiva. In difesa, però, gli ospiti non hanno potuto fare davvero nulla per contenere la saetta barbuta, se non commettere fallo e mandarlo in lunetta. Del resto, in pochi nella lega sono in grado di fermare un giocatore immarcabile come Harden, se non con interventi fallosi. Houston applaude il suo idolo al grido di “MVP, MVP!” e si stropiccia gli occhi, incredula di fronte alle enormi prodezze di Harden: se dovesse continuare su questa strada, The Beard potrebbe, con il roster al completo, rendere i Rockets un ostacolo da non sottovalutare per i Golden State Warriors, ammesso che non lo siano già.