Tra le squadre protagoniste in questa stagione è inevitabile menzionare gli Oklahoma City Thunder. Questi ultimi, infatti, rappresentano sicuramente una delle squadre più intriganti della lega e, nel bene e nel male, trovano spesso il modo di finire sotto i riflettori. Dopo un avvio di regular season piuttosto altalenante (dodici sconfitte nelle prime venti partite disputate), OKC si è rialzata alla grande a dicembre, infilando dodici vittorie, di cui sei consecutive, in diciassette gare.

 

Attualmente quinti ad Ovest (31-24), i Thunder hanno dimostrato di essere una delle squadre più imprevedibili della lega, capaci di raccogliere risultati positivi contro avversari apparentemente favoriti e, al contempo, di fare fiasco contro squadre più che abbordabili. Rispetto alla scorsa stagione, in cui c’era il solo Russell Westbrook, poi premiato con l’MVP, a trascinare la squadra e Steven Adams non era ancora così determinante com’è diventato quest’anno, Oklahoma ha trovato nuova linfa negli arrivi di Paul George e Carmelo Anthony, che col tempo hanno imparato a convivere con un altro fuoriclasse del loro calibro.

 

Raggiunta la giusta intesa tra i tre, i Thunder hanno iniziato a volare e in poche squadre sono riuscite a fermare la loro corsa. A cadere sotto i colpi di OKC, tra le tante, gli Houston Rockets, i San Antonio Spurs, i Toronto Raptors, i Cleveland Cavaliers e i Golden State Warriors, questi ultimi in quel di Oakland. Nella gara disputata nella notte alla Oracle Arena, infatti, la squadra di coach Billy Donovan è riuscita ad imporsi sui campioni in carica guidati da Steve Kerr, costringendoli alla seconda sconfitta consecutiva, cosa che non accadeva dallo scorso anno.

 

I Thunder, inoltre, risultano l’unica squadra, insieme agli Houston Rockets e ai Denver Nuggets, ad essere stata in grado di battere lo squadrone della Baia in ben due occasioni quest’anno. I Warriors sono ormai da anni la squadra da battere per chiunque abbia l’ambizione di vincere il titolo ed hanno consolidato il proprio status di macchina invincibile soprattutto tra le mura amiche, dove prima di quest’anno avevano perso appena nove volte in 123 partite di regular season. In questa stagione, invece, Golden State ha già toccato quota 7 sconfitte interne in 26 partite casalinghe ed ha ancora quindici partite da giocare alla Oracle Arena.

 

Per ciò che concerne Oklahoma, si tratta di una squadra che, proprio nel momento in cui sembrava aver trovato gli equilibri giusti, ha recentemente perso uno degli elementi fondamentali del proprio quintetto, la guardia Andre Roberson, specialista difensivo imprescindibile per una squadra con ben tre superstar offensive. Ciò nonostante, OKC è riuscita ad interrompere la serie negativa di quattro sconfitte consecutive e lo ha fatto contro l’attuale capolista ad Ovest nonché detentrice del titolo. Proprio in virtù del pesante ko interno, i Warriors sono stati raggiunti in vetta dagli Houston Rockets, che hanno lo stesso numero di sconfitte dei californiani (13), ma due gare in meno.

 

Nel 125-105 con cui i Thunder strapazzano Golden State alla Oracle Arena, spicca la prestazione da consumato leader per Russell Westbrook, capace di caricarsi il peso della squadra sulle spalle e prendere in mano le redini delle operazioni, cosa che ormai fa da tempo con grandissima efficienza. Il numero 0 sente l’odore del sangue e in partite del genere sa esaltarsi come pochi altri, risultando a tratti incontenibile. L’MVP in carica colpisce i campioni in carica in tutti i modi: attacca il ferro con aggressività, serve i compagni con assist geniali, va a bersaglio frequentemente sia da dietro l’arco (2/5) che in area (11/21), sfiorando la tripla doppia e concludendo la sua serata con 34 punti, 9 rimbalzi, 9 assist e il 50% al tiro (13/26).

 

The Brodie è in buona compagnia, visto che anche Paul George appare in grandissima forma e lo dimostra risultando il miglior scorer della serata con 38 punti. PG13 manda a bersaglio ben 6 triple delle 11 tentate e, soprattutto, fa registrare la bellezza di 6 palle recuperate, confermandosi il miglior recuperatore di palloni della lega (2,23 steals per partita). Un contributo molto significativo lo dà anche la second unit di Oklahoma, che segna 33 punti (di cui 16 di Jerami Grant), così come Steven Adams (doppia doppia da 14 punti e 10 rimbalzi). A sorprendere, però, è che i Thunder siano riusciti in un’impresa del genere privi di ben due componenti del quintetto titolare.

 

Oltre a Roberson, infatti, Oklahoma ha dovuto rinunciare, a gara in corso, anche a Carmelo Anthony, infortunatosi e costretto ad uscire di scena dopo appena 6′ con un assist a referto e 0/4 al tiro. Nonostante la perdita di un giocatore del calibro di Melo in una partita del genere, i Thunder non si sono scoraggiati, riuscendo a mettere in campo ancor più grinta e determinazione ed asfissiando i Warriors, che quest’anno hanno faticato parecchio al cospetto delle altre contender, sia in casa che fuori. I campioni in carica di solito spiccano per lucidità e sangue freddo, ma nella sfida contro i Thunder appaiono spaesati sin da subito. Lo dimostra il dato relativo alle palle perse, ben 25, che propiziano 37 punti per gli ospiti.

 

Dopo aver concluso il primo tempo in svantaggio di tredici lunghezze (70-57), i Warriors non possono far altro che appigliarsi alle proprie stelle per tentare di rimettersi in carreggiata: Kevin Durant mette a segno 33 punti con 8/14 al tiro e risulta il migliore dei suoi, mentre Stephen Curry, pur segnando 21 punti, tira con appena il 2/9 dalla lunga distanza, Klay Thompson non va oltre i 12 punti con 5/13 dal campo e Draymond Green si ferma a 5, facendosi espellere nel finale. Oltre a ciò, nessuno dei giocatori in uscita dalla panchina riesce ad andare in doppia cifra.

 

Anche nella ripresa, dunque, lo scenario non cambia e Golden State è costretta a capitolare in casa contro i Thunder, arrendendosi per 125-100 e concedendo per l’undicesima partita consecutiva almeno 100 punti ai propri avversari, cosa mai avvenuta prima d’ora da quando Steve Kerr è in panchina. Questo non toglie nulla a quella che resta la squadra da battere, soprattutto per chi abbia l’intenzione di disputare le finali di Conference ad Ovest, ma è un dato di fatto che contro quelle che vengono considerate le principali insidie per l’egemonia nella Western Conference, gli Houston Rockets e gli Oklahoma City Thunder, i Warriors abbiano raccolto quattro sconfitte in cinque gare totali.