Con la partita delle stelle numero 67 della storia si è concluso l’All-Star Weekend 2018. Il nuovo formato della sfida ha messo di fronte Team LeBron e Team Stephen, capitanate rispettivamente da LeBron James e Stephen Curry, con la squadra di The King che si è imposta per 148-145 allo Staples Center. Al di là dello spettacolo, mai mancato in contesti del genere, ciò che ha sorpreso è che dopo tanti anni le due contendenti hanno regalato un duello appassionante e molto simile ad una “partita vera”, come dichiarato dallo stesso LeBron James nel post-partita.

 

Oltre ad aver vinto la contesa con Steph Curry, con cui negli ultimi tre anni si è sempre scontrato nelle Finali NBA, The Chosen One si è anche aggiudicato il premio di MVP dell’evento per la terza volta nella sua carriera, dopo averlo già vinto nel 2006 (a 21 anni, il più giovane di sempre) e nel 2008. Un riconoscimento a dir poco meritato per un campione che a 33 anni suonati non smette di stupire e di regalare autentiche prodezze, senza mai risparmiarsi e dando sempre il massimo anche in appuntamenti del genere e, soprattutto, dopo che in regular season sta giocando il miglior basket della sua carriera. Per lui 29 punti, 10 rimbalzi e 8 assist nella partita delle stelle: LeBron, inoltre, è l’unico giocatore, insieme a Michael Jordan, ad aver vinto per ben 3 volte l’MVP della regular season, delle Finals e dell’All-Star Game, nonché il primo per presenze consecutive da starter (14), insieme a Bob Cousy.

 

Un altro giocatore che ha stupito e non poco sul parquet di Los Angeles è un giovane talento che ha dimostrato in poco tempo di avere la stoffa per recitare un ruolo da protagonista in questa lega sin da subito. Si tratta di Joel Embiid, che quest’anno ha finalmente trovato quella continuità d’impiego e di rendimento che gli era mancata nei suoi primi anni in NBA e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mentre Philadelphia grazie alle sue formidabili prestazioni spera di tornare ai playoff dopo tanti anni, lui regala spettacolo anche all’All-Star Game, mettendo a referto 19 punti e 8 rimbalzi, rivelandosi efficace anche da dietro l’arco e rendendosi autore di una stoppata incredibile su Russell Westbrook.

 

In molti hanno spesso e volentieri hanno criticato l’All-Star Game, non condividendo il fatto che le difese fossero praticamente inesistenti. Il folto gruppo di detrattori, però, quest’anno può dirsi soddisfatto al pari dei tanti altri appassionati ed amanti dello spettacolo, visto che entrambe le squadre hanno messo in mostra tanto impegno in fase difensiva, tant’è che molti infallibili tiratori quali Stephen Curry, James Harden e Klay Thompson, tra i tanti, hanno dovuto fare parecchia fatica per infilare canestri vincenti. L’intensità vista all’All-Star Game di quest’anno, probabilmente non la si era mai vista prima in quest’ambito.

 

Menzione speciale anche per i vari Giannis Antetokounmpo, DeMar DeRozan, Damian Lillard e Karl-Anthony Towns del Team Stephen, i quali hanno messo a referto rispettivamente 16 punti e 7 rimbalzi, 21 punti e 6 rimbalzi, 21 punti e una doppia doppia da 17 punti e 10 rimbalzi. KAT risulta l’unico giocatore a centrare una doppia doppia, insieme all’MVP LeBron James. Per Team Stephen non scende in campo Jimmy Butler, tenuto a riposo a scopo precauzionale in vista dell’imminente gara dei suoi Minnesota Timberwolves contro gli Houston Rockets, mentre Draymond Green e Al Horford non incidono, al pari di Goran Dragic, Victor Oladipo (che però realizza una mostruosa steal+schiacciata) e LaMarcus Aldridge per Team LeBron.

 

Tra le stelle più attese, da un lato James Harden realizza 12 punti, cattura 7 rimbalzi e serve 8 assist vincenti ai compagni, Klay Thompson segna 15 punti con 5/9 dalla lunga distanza, Steph Curry si ferma a 11 punti, 6 rimbalzi e 5 assist, dall’altro Kevin Durant e Russell Westbrook segnano 30 punti in due (19 il primo, 11 il secondo), tornando a giocare insieme come ai tempi di Oklahoma, Kyrie Irving realizza 13 punti cui abbina 7 rimbalzi e 9 assist e torna anch’egli a condividere il parquet con un suo ex compagno di squadra, LeBron James, mentre in uscita dalla panchina dà un buon contributo anche Paul George con 16 punti, Andre Drummond e Bradley Beal ne segnano 14 a testa e Kemba Walker 11. Da segnalare, inoltre, i 12 punti di Anthony Davis, che indossa la maglia dell’amico e compagno di squadra DeMarcus Cousins, per tributarlo in seguito al grave infortunio riportato poche settimane fa.

 

Non è mancato lo spettacolo, dunque, ma al contempo le due squadre non si sono certo fatte regali, pur senza strafare ovviamente. Difendere sì, ma senza rischiare infortuni o simili, anche perché se è vero che un po’ di competitività non guasta mai, è pur vero che c’è una regular season che si avvia verso la conclusione e le trenta squadre NBA, chi più chi meno, hanno bisogno dei propri punti di riferimento. Quel che è certo è che il nuovo formato dell’All-Star Game abbia regalato grandi emozioni e, magari, il commissioner Adam Silver potrebbe aver preso una delle tante decisioni positive del suo mandato. Staremo a vedere se la formula si rivelerà produttiva e convincente anche nei prossimi anni.

 

Tra le giocate migliori della serata, oltre alla sopracitata schiacciata di Victor Oladipo dopo aver rubato palla, impossibile non citare la tripla di Stephen Curry ad eludere la marcatura di LeBron James, la splendida azione di Russell Westbrook e dello stesso LeBron, conclusa con una maestosa schiacciata di quest’ultimo su alley-oop del primo, le stoppate di Embiid, Antetokounmpo e James, qualche assist di James Harden e le folgoranti triple di Klay Thompson. Ci sarebbe da menzionare tanto altro del repertorio incredibile dei numerosi campioni che hanno incantato i tifosi presenti allo Staples Center e quelli che da ogni angolo del mondo hanno seguito l’evento.