Come da tradizione, ogni anno la squadra detentrice del titolo NBA viene ricevuta alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti, che accoglie e celebra i campioni in carica. Il 20 febbraio 2017, poco più di un anno fa, il repubblicano Donald Trump si è insediato alla presidenza del paese in qualità di vincitore delle elezioni svoltesi nel novembre precedente, in cui aveva battuto la concorrenza della democratica Hillary Clinton.

 

Il successore di Barack Obama ha riscosso numerosi consensi nel paese, ma ha anche attirato numerose critiche a causa dei suoi ideali politici, divenuti oggetto di pesanti contestazioni da parte dei suoi oppositori, in particolar modo proprio da parte dell’associazione NBA, schieratasi nettamente contro le posizioni del presidente in carica, tanto che i Golden State Warriors, vincitori delle scorse Finals ai danni dei Cleveland Cavaliers, hanno deciso di declinare l’invito di Trump.

 

Ciò nonostante, la franchigia della Baia ha festeggiato comunque la vittoria dell’anello in quel di Washington, in occasione della loro giornata libera prima della gara contro i Wizards padroni di casa, in programma questa notte alla Capital One Arena, limitandosi però a visitare il museo di storia e cultura afroamericana dello Smithsonian Institution, nella capitale, insieme agli studenti di Seat Pleasant, città situata nel Maryland e che ha dato i natali all’MVP della scorsa edizione delle Finals, Kevin Durant.

 

Dopo che Stephen Curry aveva aspramente criticato l’operato del presidente Donald Trump, declinando l’invito alla White House in virtù delle sue posizioni tanto diverse da quelle del 73enne repubblicano e della speranza che una mossa del genere possa fare in modo che cambi qualcosa, lo stesso Trump aveva fatto sapere che i Golden State Warriors non sarebbero stati ben accetti alla Casa Bianca. Quella del numero 30 è una posizione condivisa da tanti altri compagni di squadra del due volte MVP, tra cui Klay Thompson, che ha voluto dire la sua in merito.

 

Il 28enne di Los Angeles, vincitore della gara del tiro da tre punti nel 2016 e uno dei protagonisti dei due titoli vinti dai suoi negli ultimi tre anni, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Visitare la Casa Bianca è un grande onore, ma non ce la siamo sentita di andarci a causa di altre circostanze. Non stiamo per politicizzare nulla, trascorreremo semplicemente la giornata insieme a dei bambini e li porteremo al museo di storia afroamericana, sperando di poter insegnare loro lezioni di vita e alcune cose che abbiamo appreso lungo il nostro percorso. Spero che lasceremo loro dei bei ricordi.”