I bei ricordi lasciati in quel di Chicago sembrano essere ormai svaniti ed hanno progressivamente lasciato il posto a una serie di frequenti infortuni, difficoltà nel ritrovare la continuità per ciò che concerne il rendimento e il minutaggio e, soprattutto, un’ipotesi che ha fatto tremare tutti gli appassionati di NBA, ossia quella di appendere con largo anticipo gli scarpini al chiodo e ritirarsi ufficialmente dal basket giocato: sulla carriera di Derrick Rose si potrebbe scrivere tranquillamente un libro, il cui inizio è ormai noto, il prosieguo tra gioie e dolori pure, mentre il finale non è stato ancora scritto.

 

Ciò che è stato in grado di fare il ragazzo originario di Chicago con la maglia della squadra della sua città, i Bulls, è piuttosto noto anche a chi non segue con assiduità e particolare coinvolgimento l’universo cestistico statunitense. Basti dire che, dopo Michael Jordan, Rose è stato il primo e finora unico giocatore in grado di emozionare e far sognare la Windy City, di dare ai tifosi dei Tori Rossi la speranza di poter rendere la propria squadra una corazzata competitiva in grado di giocarsi le proprie chance, anche e soprattutto in ottica titolo. A riassumere al meglio l’importanza delle gesta compiute dal playmaker classe ’88 negli otto anni trascorsi in quel di Chicago è la vittoria dell’MVP nel 2011, a soli 22 anni.

 

Il fatto che fosse diventato il più giovane di sempre a mettere in bacheca il premio di miglior giocatore della regular season sembrava il preludio ideale per una dinastia che avrebbe portato i Bulls a dominare nuovamente la scena cestistica a stelle e strisce, con Rose a recitare un ruolo di primissimo piano nel quintetto degli ambiziosi Tori Rossi di Chicago. Purtroppo, però, le cose non sono andate così e le attese, sia da parte del prodotto di Memphis che da parte della squadra dell’Illinois, sono state rispettate soltanto in parte. L’infortunio al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, riportato in occasione di gara-1 dei playoff contro i Philadelphia Sixers, è soltanto il primo di una lunga serie che contribuirà a dare il via al declino della carriera di D-Rose.

 

Dopo aver giocato pochissimo negli ultimi anni trascorsi alla corte di Tom Thibodeau, si trasferisce ai New York Knicks, dove ritrova una certa continuità in termini di impiego e rendimento, dimostrando di avere ancora tanto da poter offrire, in un intrigante trio formato da Carmelo Anthony e dal giovane talento Kristaps Porzingis. Rimasto free agent, la scorsa estate si è accordato con i Cleveland Cavaliers, dove in teoria sarebbe dovuto essere il vice di Kyrie Irving, che è poi stato scambiato con Isaiah Thomas. Nell’Ohio è andato a rinforzare una squadra che, in virtù anche e soprattutto della presenza di LeBron James, disputa da tre anni consecutivi le Finals e quest’anno vorrebbe centrare la quarta.

 

Dopo essersi espresso su livelli tutto sommato positivi nel primo scorcio stagionale, Rose è stato nuovamente vittima di ripetuti acciacchi e problemi fisici che ne hanno limitato l’utilizzo, fino all’ennesimo lungo stop per infortunio che lo ha fatto riflettere intensamente sulla possibilità di ritirarsi. Il 29enne è poi tornato sui suoi passi, ma poco prima della trade deadline è stato ceduto agli Utah Jazz insieme a Jae Crowder, per poi essere tagliato dal roster della franchigia di Salt Lake City e tornare nuovamente tra i free agents. Dopo circa un mese senza squadra e nuove ed insistenti voci circa un suo precoce ritiro, Rose ha trovato un accordo fino al termine della stagione con i Minnesota Timberwolves.

 

A Minneapolis ritrova una folta schiera di compagni che hanno condiviso con lui, chi più chi meno, l’esperienza ai Chicago Bulls, tra cui Jimmy Butler, Taj Gibson, Gorgui Dieng e Aaron Brooks, oltre al coach Tom Thibodeau. Insomma, l’ambiente dei Lupi sembra essere l’ideale per l’ex MVP, che ha bisogno di una squadra che possa rivitalizzarlo e rimetterlo in condizione di offrire il suo contributo. Se è vero che Thibodeau non è certo un amante delle rotazioni, è pur vero che l’infortunio di Butler potrebbe permettere al classe ’88 di ritagliarsi uno spazio importante, anche se Tyus Jones si sta mettendo in mostra alla grande. Riuscirà Rose a ritrovare finalmente sé stesso in un gruppo che conosce in gran parte piuttosto bene e che ha forti ambizioni in ottica playoff?