Nella notte i Toronto Raptors hanno fermato la striscia di vittorie consecutive degli Houston Rockets, blindando il primo posto in classifica ad Est con 48 vittorie e 17 sconfitte. All’Air Canada Centre, i padroni di casa si sono imposti per 109-105, dominando in lungo e in largo la gara, in particolar modo nei primi due quarti, per poi calare gradualmente in termini di intensità ed efficienza offensiva e farsi avvicinare dagli ospiti, capaci anche di pareggiare la gara nel finale con la tripla di Harden per il 102-102, ma riuscendo a portare a casa una vittoria tanto meritata quanto fondamentale al fotofinish.

 

Oltre all’ex di turno Kyle Lowry, capace di mettere a referto ben 30 punti con 7 triple a bersaglio, a finire sotto i riflettori è, ancora una volta, DeMar DeRozan, rivelatosi ancora una volta un punto di riferimento imprescindibile per i suoi Raptors. Il nativo di Los Angeles è da svariati anni una vera e propria icona per i tifosi canadesi, ma è da quest’anno che ha innalzato la qualità del proprio gioco, riuscendo a stupire e ad andare di pari passo con il sorprendente quanto positivo rendimento della squadra di Dwane Casey.

 

Sin dal primo scorcio stagionale, infatti, Toronto ha messo in mostra una crescita esponenziale per ciò che concerne sia il gioco che la compattezza e la personalità di un gruppo che sin qui è stato in grado di emozionare e divertire non soltanto i propri tifosi, ma anche i numerosi appassionati della pallacanestro a stelle e strisce. Grandi meriti dei progressi compiuti dai Raptors vanno anche e soprattutto a coach Dwane Casey, capace di forgiare alla grande l’ottimo materiale a sua disposizione e far compiere alla squadra quel tanto agognato salto di qualità per ciò che concerne non tanto l’aspetto tecnico quanto piuttosto quello mentale.

 

Dopo aver già sconfitto numerose contender e squadre di alto livello nel corso di questa regular season, tra cui i San Antonio Spurs, i Minnesota Timberwolves e gli Houston Rockets ad Ovest e i Cleveland Cavaliers e i Boston Celtics ad Est, i Raptors hanno dimostrato di essere in grado di giocarsela alla pari anche con avversarie sulla carta meglio strutturate. Tra le chiavi del successo vi è anche da menzionare una second unit a dir poco devastante e capace di dare un apporto significativo partita dopo partita, ma anche numerosi elementi del quintetto titolare che sembrano aver finalmente compiuto quello step necessario per passare dallo status di talenti a quello di campioni.

 

Tra questi, spicca sicuramente DeMar DeRozan, il numero 10 e trascinatore indiscusso della franchigia canadese, che sin dal suo arrivo, avvenuto via Draft nel 2009, è un autentico pupillo della tifoseria di Toronto e rappresenta il giocatore in cui, più di ogni altro, i tifosi ripongono le proprie speranze di entrare nella storia della NBA, magari vincendo quel tanto agognato titolo che finora non è mai arrivato in poco più di vent’anni. Addirittura i Raptors non hanno mai raggiunto le Finals, fermandosi al massimo alle finali di Conference, raggiunte soltanto due anni fa.

 

In quel caso, fu proprio DeRozan uno dei protagonisti principali, dapprima siglando 34 punti in gara-5 del primo turno contro gli Indiana Pacers, per poi metterne a segno 30 nella decisiva gara-7, contribuendo dunque in maniera determinante alla vittoria della serie, per poi abbattere i Miami Heat in gara-5 delle semifinali di Conference con 34 punti, per poi risultare uno dei pochi a salvarsi nel ko per 4-2 contro i Cleveland Cavaliers, rivelandosi in ben quattro partite su sei il miglior marcatore della squadra, rispettivamente con 18, 22, 32 e 14 punti.

 

Quest’anno, oltre a confermare le sue ottime prestazioni in fase offensiva, DeRozan ha messo in evidenza il suo enorme spirito di sacrificio, anche in fase di copertura, ed ha migliorato notevolmente la propria capacità di andare a segno da dietro l’arco, passando dal 26,6% della scorsa stagione al 32,3% attuale. Le sue medie ad oggi lo vedono trascinatore assoluto dei Raptors con 24 punti, 4 rimbalzi, 5,2 assist e 1,2 palle recuperate, con un ottimo 46,5% dal campo, vivendo la sua miglior stagione per assist e palle recuperate, dato che attesta i suoi enormi passi avanti in fase difensiva e il fatto che non sia soltanto un efficace ed affidabile tiratore, ma un giocatore completo.

 

Eppure per lui non è stato facile scalare le vette più alte ed apparentemente insormontabili, superare gli ostacoli più insidiosi e coronare il proprio sogno di recitare un ruolo di primo piano sul palcoscenico targato NBA. Recentemente, infatti, il numero 10 dei Raptors ha rivelato di avere problemi di depressione, ma la sua forza caratteriale lo sta aiutando moltissimo a combattere questa battaglia, tanto da portarlo ad esporsi pubblicamente e ad offrire il proprio sostegno ed appoggio morale a tutti coloro che soffrono di depressione, ricordando loro che non sono soli e che gli atleti sono prima di tutto esseri umani, in grado di comprendere determinate situazioni perché molto spesso si trovano a viverle.

 

La pallacanestro spesso e volentieri si rivela un rifugio ideale, un mondo in cui scaricare ansie, paure, problemi, difficoltà e superare il tutto dando il massimo sul parquet, con l’adrenalina alle stelle. In questo senso, DeRozan è stato bravissimo a non farsi sopraffare da una vera e propria malattia, talvolta sottovalutata ma che spesso porta a situazioni in cui è impossibile fare un passo indietro, come il suicidio. Cresciuto tra povertà e difficoltà a Compton, nella contea di Los Angeles, in cui ha avuto modo di fare amicizia con un’altra guardia tiratrice di grandissimo valore, James Harden, il classe ’89 sta innegabilmente attraversando il miglior periodo della sua carriera e non ha intenzione di fermarsi.

 

Del resto, nessuno può fermarlo quando decide di raggiungere il proprio obiettivo, che si tratti di regalare la vittoria alla propria squadra (vedi poderosa schiacciata per il successo a pochi secondi dalla fine contro i Detroit Pistons, nonostante la marcatura di Anthony Tolliver), o di questioni della sua vita privata che discernono dal basket e dalla sua carriera in NBA, come, appunto, la depressione. DeMar è un ragazzo pieno di vita, sorridente ed altruista, sempre pronto ad aiutare gli altri, ad accettare tanto quanto a dispensare consigli e a lavorare duramente per raggiungere i propri traguardi e non accontentarsi mai e, inoltre, non ha paura di dire quello che pensa. Ecco qual è il suo segreto per avere sempre la meglio, sia in campo che fuori, e dimostrare di poter imporsi su tutto semplicemente con impegno e determinazione.