La stagione dei Boston Celtics procede a vele spiegate nonostante l’ecatombe di infortuni che li vede continuamente sotto torchio. I titolarissimi (come il lungodegente Hayward ed Irving) sono fermi in infermeria e ne avranno ancora per un po’, e l’ultimo in ordine cronologico a doversi fermare stanotte è stato Al Horford per problemi alla caviglia. Nonostante il suo rientro sarà previsto nelle prossime gare risalta all’occhio un dato particolare: oltre ad i tre già menzionati, aggiungendo anche Marcus Morris e Marcus Smart, i Celtics hanno 5 papabili titolari infortunati.

Un dato importante ed apparentemente preoccupante, considerato che infortuni gravi o lunghi condizionano le prestazioni della squadra a lungo andare, eppure a Boston non sembra funzionare così ed il quintetto iniziale è composto da ragazzi volenterosi e pronti a prendersi il loro spazio nelle rotazioni, esattamente come vuole Brad Stevens. Soprattutto a lui vanno gli elogi riguradanti la gestione del problema infortuni che danno anche la possibilità, a giocatori come Rozier, Tatum e Brown, di crescere a vista d’occhio . Soprattutto su questi tre il coach pone assoluta fiducia, considerando sia il ruolo che stanno coprendo durante la Regular Season, che i risultati diversi che stanno ottenendo, portandoli ad una crescita sia tattica che tecnica non da poco.

Terry Rozier, 16esima scelta del Draft ’15, è quello che, dal punto di vista del minutaggio e dell’apporto dalla panchina, è migliorato di più fra i tre. Partendo dalle statistiche ha raddoppiato minutaggio e prestazioni, passando da 5.5 punti, 1.8 assist e quasi 1 palla rubata nella stagione 2016-17 agli 11.4 punti, 2,7 assist e 1 rubata di media nella stagione corrente. Oltre ai numeri però parla anche il suo modo di giocare, più incisivo nei minuti che contano e più attivo nelle manovre offensive della squadra. Onore e meriti vanno, ovviamente, alla fiducia di Brad Stevens.

Jaylen Brown, oltre ad essere il giocatore della notte (vittoria sulla sirena contro Utah con una sua tripla), è quello che più di tutti ha dimostrato forza e convinzione nei propri mezzi all’interno del gruppo Celtics. E’ più sicuro di se, gioca con molta più garra rispetto alla stagione da rookie e si prende molte più responsabilità nelle zone calde del match. Anche per lui miglioramenti significativi nelle stats, passando da 6.6 punti, 0.8 assist e 2.8 rimbalzi nella stagione 2016-17 ai 14.2 punti, 1,7 assist, 1 palla rubata e 5 rimbalzi di media nella stagione corrente. Inutile dire di chi siano i meriti.

 

Ultimo, ma non per importanza, Jayson Tatum. Fra i tre forse è quello che più di tutti ha stupito. Terza scelta dello scorso Draft, se non fosse per Ben Simmons e la straordinaria stagione di Donovan Mitchell sarebbe probabilmen tela matricola dell’anno con largo distacco. Da Duke University è uscito sicuramente un prospetto importante inizialmente, eppure la sua crescita nel corso della stagione regolare (anche a causa dell’infortunio di Hayward) ha dato la possibilità a Tatum di sviluppare notevolmente le sue abilità offensive, sua carenza al college a discapito di quelle difensive. Educato tecnicamente come pochi e capace di adattarsi ad una realtà che l’ha voluto al centro del progetto Celtics sin da subito e con molta bravura, è sicuramente il futuro della franchigia. Attualmente Tatum sta viaggiando a 13.7 punti, 5 rimbalzi e 1.5 assist di media nella sua prima stagione in NBA, dimostrando ulteriormente come potrà ambire ad un futuro ancor più radioso. 

Il merito particolare di questi exploit è chiaramente di Brad Stevens, capace di mettere al centro del progetto non un giocatore, ma tutto il roster, dove abbiamo escluso altri giocatori interessanti come Yabusele, Nader, Ojeleye e Larkin, riuscendo a distribuire loro fiducia e capacità tecnico-tattiche tali da renderli funzionali per ogni esigenza. E dal momento che per i Playoffs tornerà anche Kyrie Irving al massimo delle sue potenzialità, dove arriveranno questi Boston Celtics?