Era il 21 dicembre 2017 e i New York Knicks si trovavano di fronte i formbidabili Boston Celtics di Kyrie Irving, al momento primi in classifica nella Eastern Conference. La stella di casa, Kristaps Porzingis, stava giocando probabilmente la sua peggiore partita in carriera e la sconfitta sembrava ormai annunciata per la franchigia allenata da coach Hornacek.
Dalla panchina si alza Michael Beasley, controverso giocatore ex Bucks, firmato in estate dai New York Knicks con un contratto annuale per veterani da 2,1 milioni. Una mossa della disperazione, un eterno tentativo di rigenerare profili cestistici che ormai sembrano destinati al baratro sportivo.

I Knicks vinceranno 102-93 e Michael Beasley, al grido di “MVP!MVP!” del Madison Square Garden, segnerà 32 punti aggiungendovi 12 rimbalzi. Il tutto in 25 minuti di gioco contro gli ottimi Celtics di Brad Stevens, alla vigilia considerati non alla portata della franchigia in blu e arancio.
“Ho la mano calda dal 9 gennaio 1989” (sua data di nascità), bastano queste dichiarazioni a fine gara contro i Celtics per inquadrare il personaggio, che per anni ha preferito “far parlare” maggiormente i suoi eccessi fuori dal campo piuttosto che cercare la consacrazione sui parquet della Nba.

Genio e sregolatezza, un talento sopraffino abbinato a una scarsa attitudine che non gli ha permesso di dare il meglio in campo, questo è sostanzialmente Michael Beasley, uno dei più grandi “what if” della Nba recente, uno di quei giocatori a cui madre natura non ha certo fatto mancare il talento, uno di quegli atleti che non hanno saputo dare forse nemmeno la metà di quello che avrebbero potuto, soprattutto considerando quanto di buono fatto vedere dall’ala dei Knicks nel suo anno a Kansas State che lo portò ad essere chiamato con la seconda scelta nel Draft 2008.

Qualcosa però quest’anno sembra finalmente essere cambiato per il cestista americano, infatti le cifre dell’ex Heat e Bucks parlano chiaro: 13 punti, 5.6 rimbalzi, un ottimo 50.7% dal campo e un altrettanto rispettabile 39% da tre in 22 minuti di media sul parquet come ala grande.
Una stagione quindi indubbiamente positiva, caratterizzata dal solito grande talento offensivo e dalle buone cifre al tiro, che gli ha permesso di entrare nelle grazie dei tifosi newyorkesi rimasti vedovi di Porzingis dopo il grave infortunio di febbraio.

Ma arriviamo al punto: siamo di fronte a un nuovo Michael Beasley, finalmente maturo e lontano dai guai extra sportivi, o si tratta solamente di un’annata positiva fine a sé stessa? Basteranno le buone statistiche e il talento offensivo a convincere i dirigenti Knicks a dare un’ulteriore chance all’ ex Kansas State nonostante le sue, forse incolmabili, lacune difensive?

Questo dipenderà tutto, come sempre, da lui, dalla sua volontà o meno di diventare un giocatore determinante. Tuttavia una grossa fetta di responsabilità riguardo il futuro di B-Easy, spetterà anche alla dirigenza Knicks che dovrà decidere in estate se ri-firmare l’estroso esterno nato a Frederick, nel Maryland, oppure se lasciare lo stesso giocatore senza contratto. In quel caso il nostro caro Beasley dovrà trovarsi un nuovo progetto,una nuova casa, ora che finalmente pensava e sperava vivamente di averne trovata una.