Alla vigilia dei playoff, con l’inatteso infortunio di Kyrie Irving sommatosi a quello di Gordon Hayward che aveva privato i Boston Celtics di entrambi i fuoriclasse che avrebbero dovuto riportare la franchigia del Massachusetts a disputare le Finals, i Leprechauns sembravano non avere più speranze e i loro obiettivi, a detta di molti, si sarebbero per forza di cose ridimensionati. Trascinata da Kyrie Irving e da un gruppo solido al secondo posto ad Est con 55 vittorie e 27 sconfitte, la squadra di Brad Stevens ha avuto la meglio nel confronto con i Milwaukee Bucks al primo turno dei playoff.

 

Ai Cervi, infatti, non sono bastate le vittorie nelle gare casalinghe per evitare l’ottava eliminazione consecutiva al primo turno. La serie si è rivelata appassionante e combattuta e si è protratta fino a gara-7, dove l’atmosfera elettrizzante ha spinto i Celtics alla vittoria finale. Tra i protagonisti principali del successo di Boston spicca Terry Rozier, riserva di Kyrie Irving che talvolta si è ritrovato a fare il titolare in regular season, proprio per sopperire all’indisponibilità dell’ex Cleveland Cavaliers, e lo sta facendo alla grande anche in post season.

 

Nelle 80 partite disputate in stagione regolare, di cui 16 in quintetto, il classe ’94 ha messo a referto 11.3 punti, 4.7 rimbalzi, 2.9 assist, una palla recuperata e 0.2 stoppate per gara col 39,5% al tiro e il 38,1% da dietro l’arco, vivendo la miglior annata della sua carriera tra le tre sin qui trascorse in NBA. Il discorso si estende anche e soprattutto ai playoff, in cui Rozier fin qui ha fatto registrare ben 17.6 punti, 4.3 rimbalzi, 6.7 assist, 1.1 palle recuperate e 0.6 stoppate col 41,5% dal campo e il 38,2% dalla lunga distanza. Anche in questo senso, si tratta della sua miglior stagione in carriera in post season.

 

Selezionato al Draft 2015 con la sedicesima scelta assoluta, il playmaker 24enne ha faticato e non poco a ritagliarsi un posto tra le fila dei Boston Celtics e a dimostrare il proprio valore in NBA, ma ha sempre continuato a lottare e a lavorare duramente per centrare il proprio obiettivo. Il suo spirito di sacrificio e il mix di umiltà e talento ben si sposano con la tradizione e gli obiettivi di una franchigia storica e all’avanguardia qual è Boston. Da quelle parti, infatti, non è necessario essere un fenomeno per farsi apprezzare e restare per sempre nel cuore dei tifosi: basta dare sempre il 100% e mostrare di avere a cuore i Celtics.

 

Per ciò che concerne quest’aspetto, Rozier è l’emblema ideale di cosa significhi guadagnarsi un posto in squadra e nel cuore della tifoseria con impegno e abnegazione. A soli 24 anni, Scary Terry ha già mostrato gran parte del suo talento ed ha ancora tanti anni di carriera davanti a sé per sviluppare i suoi ampissimi margini di miglioramento e raggiungere la tanto agognata consacrazione. Quel che è certo è che il prodotto di Louisville sembra avere tutte le caratteristiche, sia tecniche che, soprattutto, mentali, per divenire in breve tempo un’icona dei Boston Celtics.

 

Lo scorso 1 febbraio, alla sua prima presenza in carriera da titolare, Rozier ha messo a referto la sua prima tripla doppia, con 17 punti, 11 rimbalzi, 10 assist, 2 palle recuperate e altrettante stoppate nel netto successo per 103-73 contro i New York Knicks al TD Garden. Anche e soprattutto in virtù di prestazioni del genere, il numero 12 dei Celtics è in corsa sia per il premio di Most Improved Player che per quello di Sixth Man of the Year.

 

Il playmaker classe ’94 sta raccogliendo i meritati frutti di una vita passata a lavorare duramente per coronare il proprio sogno, sfuggendo alle difficoltà di ogni tipo che l’hanno accompagnato nel corso della sua infanzia. Fino a 6 anni, infatti, Rozier ha vissuto a Youngstown, sua città natale, tra le città col più alto tasso di omicidi degli Stati Uniti. Il piccolo Terry, insomma, era uno di quei ragazzi che apparentemente non avevano un futuro e ad aiutarlo ad andare avanti è stata la sua grande passione per il basket.

 

“I giocatori vogliono vincere. Poi ci sono quelli che hanno bisogno di vincere. Rozier appartiene a questa categoria. È un agonista nato. Probabilmente lo è stato sin dal momento in cui ha messo piede su un campo da basket”, dice di lui il suo coach Brad Stevens, che lo apprezza tantissimo per l’energia che dà alla squadra e per il fatto che sia un tassello ideale per il suo mosaico. Abile difensore e migliorato notevolmente al tiro, infatti, Rozier appare ormai un giocatore completo sotto tutti i punti di vista e non sembra volersi porre limiti.

 

“So di non essere la persona più facile con cui rapportarsi, ma compagni e allenatori qui a Boston mi permettono di essere me stesso. È il segreto della mia grande stagione”, ha dichiarato Scary Terry in merito al suo enorme miglioramento nel corso di un’annata che pare averlo ormai consacrato ad alti livelli. Nella partita più importante della stagione, gara-7 del primo turno contro i Milwaukee Bucks, Rozier non poteva non essere tra i migliori: per lui 26 punti, 6 rimbalzi, 9 assist, una palla recuperata e una stoppata col 62,5% al tiro (10/16) e da dietro l’arco (5/8) nel successo per 112-96 al TD Garden.

 

Grazie anche e soprattutto al suo enorme contributo sia in attacco che in difesa, i Boston Celtics avanzano al turno successivo, in cui affronteranno i giovani ed ambiziosi Philadelphia Sixers. Sarà un’altra serie piuttosto avvincente e combattuta, in cui servirà il miglior Rozier per avere la meglio. Lui, di certo, non si tirerà indietro, anche perché sin da quando era piccolo è abituato a guardare soltanto avanti. “Le finali NBA? Certo che sono un nostro obiettivo. Siamo stati tra le prime due squadre ad Est per tutta la stagione, come potrebbero non esserlo?”, parole di chi ha le idee chiare e, soprattutto, la mentalità giusta per certi palcoscenici.