Nonostante la brusca uscita di scena in semifinale di Conference contro i Cleveland Cavaliers, capaci di imporsi per 4-0, quella da poco conclusasi è stata una stagione a dir poco significativa per i Toronto Raptors, che hanno centrato il miglior record in regular season nella loro storia, piazzandosi al primo posto della Eastern Conference con ben 59 vittorie ed appena 23 sconfitte. Dopo aver superato al primo turno i Washington Wizards per 4-2, però, la franchigia canadese si è dovuta arrendere allo strapotere di LeBron James, protagonista di una serie a dir poco fantastica che ha condannato Toronto alla seconda eliminazione consecutiva alle semifinali di Conference.

 

Anche l’anno scorso, infatti, Cleveland rifilò un pesante sweep ai Raptors in semifinale. Mentre LBJ e compagni si apprestano ad affrontare l’ultimo esame prima delle Finals (una tra Boston Celtics e Philadelphia Sixers, con i primi avanti per 3-1 nella serie fino a questo momento), i canadesi si leccano le ferite e hanno più di un rimpianto per come si è conclusa la stagione e per come avrebbero potuto evitare determinati errori. Le attese in post season non sono state rispettate appieno, in quanto da Toronto ci si aspettava addirittura che sarebbe stata in grado di porre fine all’egemonia dei Cleveland Cavaliers ad Est e volare alle finali NBA.

 

DeMar DeRozan, autore di una regular season più che positiva, sembrava potesse ripetersi anche ai playoff, ma all’ottimo avvio con i Washington Wizards non ha fatto seguito un prosieguo degno di nota: nelle quattro gare disputate con la franchigia dell’Ohio, infatti, il classe ’89 originario di Compton ha messo a referto appena 16.8 punti, 4 rimbalzi, 2.8 assist, 0.8 palle recuperate e 1.3 stoppate per gara col 43,9% al tiro (29/66) e nemmeno una tripla a bersaglio delle 9 tentate. Oltre a ciò, il numero 10 dei Raptors ha tirato col 25% in gara-3, segnando appena 8 punti ed uscendo a 2:16 dal termine del terzo quarto, ed è stato espulso in gara-4, concludendo in maniera piuttosto amara la propria stagione.

 

Dwane Casey, in lizza per il premio di Coach of the Year insieme a Brett Brown (terzo ad Est con i Philadelphia Sixers con 52 vittorie e 30 sconfitte), Brad Stevens (secondo ad Est con i Boston Celtics con 55 vittorie e 27 sconfitte), Terry Stotts (terzo ad Ovest con i Portland Trail Blazers con 49 vittorie e 33 sconfitte), Quin Snyder (quinto ad Ovest con gli Utah Jazz con 48 vittorie e 34 sconfitte) e il detentore del prestigioso riconoscimento Mike D’Antoni (primo ad Ovest con gli Houston Rockets con 65 vittorie e 17 sconfitte), è in sella alla panchina dei Toronto Raptors dal 2011 e quest’anno li ha portati a disputare la miglior stagione della loro storia. Tuttavia, ciò potrebbe non bastare per garantirgli la permanenza sulla panchina dei canadesi.

 

Dopo aver riportato la squadra ai playoff nel 2014 e alle finali di Conference per la prima volta nella sua storia nel 2016, Casey potrebbe essere ad un passo dal doversi cercare un nuovo progetto da cui ripartire. Per i Raptors, infatti, sembra ormai essere giunta l’ora di cambiare rotta e cercare di percorrere una strada diversa per ridurre il gap con le altre contender, anche perché i due principali punti di riferimento Kyle Lowry e DeMar DeRozan, che formano il backcourt di Toronto da ben sei anni, non sono riusciti a portare in alto la franchigia canadese, nonostante un supporting cast con nomi più che validi, tra cui Jonas Valanciunas e Serge Ibaka.

 

Alla luce dei tanti motivi riportati, l’esonero di Dwane Casey dalla guida tecnica dei Toronto Raptors avrebbe del clamoroso. L’ex Minnesota Timberwolves, vice dei Dallas Mavericks e commissario tecnico del Giappone, infatti, ha svolto più che bene il proprio lavoro nel corso dei sette anni trascorsi fin qui in Canada, valorizzando numerosi componenti del roster a sua disposizione ed andando in numerose occasioni ben oltre le più rosee aspettative circa il piazzamento della squadra. Proprio come quest’anno, il migliore per lui e per i Raptors, ma probabilmente anche l’ultimo.