Un altro anno targato NBA è giunto al termine, anche se la lega cestistica più famosa al mondo non va mai in vacanza: tra Draft, free agency e cerimonia di consegna dei premi individuali relativi alla regular season, infatti, ci sarà ancora tanto di cui discutere fino all’inizio della prossima stagione regolare. 

 

Anche questa stagione si è chiusa con la sfida tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers, ritrovatesi alle Finals per la quarta volta consecutiva. La franchigia californiana si è imposta senza particolari patemi d’animo, dominando la serie e chiudendola con un netto 4-0.

 

Le finali NBA non si chiudevano con uno sweep dal 2007, anno in cui a subirlo furono proprio i Cavaliers di un giovanissimo LeBron James, allora appena 22enne, in quel caso contro i San Antonio Spurs di coach Gregg Popovich e del Big Three composto da Tony Parker, Manu Ginobili e Tim Duncan. 

 

Nonostante le finali di quest’anno siano state poco combattute, in gara-1 i Cavs hanno avuto la ghiotta chance di imporsi alla Oracle Arena e dare un senso alla serie. Occasione sprecata, con George Hill  che sbaglia il secondo tiro libero (quello del possibile 108-107 in favore dei suoi) e J.R. Smith che, dopo aver catturato un fondamentale rimbalzo offensivo, esce fuori dall’area e perde secondi importantissimi.

 

Al supplementare, poi, i Warriors fanno registrare un parziale di 17-7 che consegna loro la vittoria per 124-114, quindi in gara-2 i campioni in carica si impongono con un netto 122-103 e indirizzano la serie in loro favore, facendo loro entrambe le sfide disputate in casa.  

 

In gara-3, Cleveland sembra essere in grado di riaprire il discorso, ma nel secondo tempo i Warriors si rivelano più cinici e, grazie anche e soprattutto alla devastante tripla di Kevin Durant per il 106-100 a circa 49’’ dal termine della gara, sbancano la Quicken Loans Arena 110-102.

 

In gara-4, poi, Golden State ha dominato in lungo e in largo, annientando i Cavaliers in casa loro. Alla Quicken Loans Arena finisce con un netto 108-85, che incorona ancora una volta i ragazzi di coach Steve Kerr campioni NBA. Nonostante i 37 punti di Steph Curry, l’MVP delle Finals viene assegnato per il secondo anno consecutivo a Kevin Durant (tripla doppia da 20 punti, 12 rimbalzi e 10 assist).

 

Il due volte MVP paga probabilmente l’opaca prestazione di gara-3 (appena 11 punti con 3/16 al tiro e 1/10 da dietro l’arco), ma mai come quest’anno è andato vicino all’ambito traguardo, chiudendo le Finals con 27.5 punti, 6 rimbalzi, 6.8 assist, 1.5 palle recuperate e 0.8 stoppate per gara col 40,2% dal campo e il 41,5% dalla lunga distanza.

 

Tanti i momenti indimenticabili di una serie che, nonostante si sia conclusa in appena quattro gare e sia stata caratterizzata da un dislivello notevole tra le due squadre, ha regalato innumerevoli emozioni ai tanti appassionati di basket a stelle e strisce, anche e soprattutto per l’enorme quantità di talento in campo. 

 

Gli Splash Brothers Curry e Thompson, KD35, il Difensore dell’anno in carica Draymond Green e The King LeBron James hanno messo in mostra il meglio del loro repertorio, tra schiacciate spettacolari, giocate da All-Star Game, triple senza senso, stoppate incredibili e assist geniali. Ecco alcune delle giocate ammirate alle Finals di quest’anno che vedremo e rivedremo a lungo.

 

In gara-2 Steph Curry ha offerto una prestazione destinata a rimanere negli annali, mettendo a referto 33 punti, 7 rimbalzi e 8 assist e battendo il record di triple a bersaglio in una singola partita delle Finals (che in precedenza apparteneva al due volte campione NBA ed attualmente miglior tiratore dalla lunga distanza nella storia della lega, Ray Allen), segnandone ben 9 su 17 tentativi. 

 

Tra tutte, a lasciare senza fiato è quella valevole per il momentaneo 103-89 in favore dei suoi, messa dentro nonostante la pressante marcatura di Kevin Love, da una posizione piuttosto complicata, senza ritmo né spazio e con appena 1.1’’ al termine dell’azione. Da segnalare, però, anche il canestro ben oltre l’arco messo a segno in gara-1 sulla sirena del secondo quarto: ricevuta la palla da Durant, Curry riesce a trovare il tempo di posizionarsi e lasciar partire il tiro con una naturalezza disarmante, permettendo ai suoi di acciuffare la parità (56-56).

 

Tra le fila di Golden State, di triple ne sanno qualcosa. Oltre ai vari Curry e Thompson, infatti, anche Kevin Durant è uno specialista. Menzionare tutte le perle da dietro l’arco del numero 35 sarebbe pressoché impossibile, ma quella messa a segno in gara-3 a circa 49’’ dalla fine del match per il 106-100 per i Warriors non può passare inosservata.

 

Durant mette dentro un canestro dall’elevatissimo coefficiente di difficoltà, rimanendo impassibile dopo aver visto il pallone accarezzare la retina. Un déjà vu a dir poco amaro per i tifosi dei Cavs, puniti da una tripla praticamente identica di KD nella gara-3 dello scorso anno. 

 

Scegliere una tra le migliori giocate di LeBron James è un’impresa piuttosto ardua, anche perché per forza di cose si è costretti ad escluderne tante altre. Impossibile non citare, però, la schiacciata dopo aver appoggiato la palla al tabellone nel primo quarto di gara-3: una giocata sensazionale, eseguita con incredibile disinvoltura da un autentico fenomeno. 

 

Nel giro di un millisecondo, James elude la marcatura di JaVale McGee, appoggia la palla al tabellone e la riprende in volo, schiacciando poderosamente tra l’incredulità generale, dei suoi compagni di squadra e non solo. Un gesto tecnico di rara bellezza, difficile da vedere in una serie di finali, ma LBJ ci ha abituato a rendere ordinario lo straordinario. 

 

Ci sarebbero tante altre giocate su cui soffermarsi, tra tante triple di Klay Thompson, alcune cose positive dei vari Draymond Green, Kevin Love e Tristan Thompson, ma quelle sopracitate bastano e avanzano per dare l’idea che, nonostante lo squilibrio tra Cleveland e Golden State, anche queste Finals hanno regalato emozioni e sorprese a non finire.