Che la Lega stia cambiando, ormai, è un dato di fatto. La parità che una volta si poteva trovare fra le due Conference sta lasciando spazio ad un divario tanto deleterio quanto difficile da colmare, che sta portando il Commisioner Adam Silver ad alcuni cambiamenti importanti iniziati con la formula dell’All Star Game, snaturata del suo format “Est vs Ovest”, sino alla possibilità di Playoffs solo per le prime sedici squadre del Power Ranking. Per capire come si stanno muovendo le franchigie dell’ovest, andremo ad analizzare nel dettaglio la Pacific Division, che più di tutti si è mossa quest’estate: quali sono stati i loro movimenti fondamentali?

 

Golden State Warriors

Il dominio della Baia è evidente: nessuna squadra è capace di difendere ne tantomeno di saper reagire al loro strapotere tecnico e tattico, che quest’anno può completarsi definitivamente. Se si pensava che il colpo Durant di due anni fa avesse spaccato completamente la Lega e garantito uno strapotere illogico ai Warriors, l’arrivo di Cousins non lascia spazio ad ulteriori commenti. Nonostante il suo rientro sia previsto per il 2019 in chiave playoffs, DMC avrà sicuramente un impatto notevole sia sul gruppo che sul campo: da quel momento Golden State potrà sfoggiare in quintetto ben 5 All-Stars, in grado anche e soprattutto di poter aprire il campo con l’assoluta sicurezza che, a chiunque arrivi la palla in un momento importante, non ci saranno preoccupazioni. Dal punto di vista finanziario invece è un capolavoro non da poco: lo stesso DeMarcus, pur di giocare con gli Warriors, ha deciso di firmare per un anno ad una cifra veramente “irrisoria” per un All Star: 5.4 milioni. Ma come avranno fatto?

Gentile concessione di Durant, che ha rinunciato a ben 10 milioni di dollari. Per continuare a vincere, questo ed altro.

 

Los Angeles Lakers

Ufficializzato l’arrivo di LeBron James in giallo-viola, Magic Johnson si sta muovendo insieme a Rob Pelinka, attuale General Manager dei Lakers, per affiancare al Re un gruppo capace di arrivare fino in fondo e giocarsela con altre franchigie più quotate. L’idea di mixare il gruppo giovanissimo con veterani capaci di poter dire la loro è piuttosto intrigante e in questo caso la Free Agency ha portato Lance Stephenson e Javale McGee da Indiana e Golden State, che possono risultarsi importanti sia per la second unit che per il quintetto. Anche se uno dei due obiettivi principali è sfumato (vedi Paul George ad Oklahoma) il sogno Kawhi Leonard resta ancora vivo. Il ragazzo, in rotta di collisione con i San Antonio Spurs, finora ha solo dichiarato di voler cambiare aria senza ben specificare quali siano le sue destinzioni preferite. In particolare l’asse Lakers-Spurs si sta lentamente raffreddando, in quanto le proposte di Magic per la trade non sono state prese in considerazione. Il nome caldo delle ultime ore sembra essere Jimmy Butler, in rottura dopo un solo anno con Minnesota e da poco diventato Free Agent senza restrinzioni, ma Magic Johnson in una recente intervista ha affermato di voler mantenere spazio salariale per la prossima Free Agency. Kevin Durant?

 

Los Angeles Clippers

L’altro cuore di Los Angeles ha ufficialmente terminato il ciclo più talentuoso della sua esistenza: con l’addio di Jordan, direzione Dallas, i ragazzi del confermato coach Rivers sono chiamati ad una stagione di transizione. Lob-City è ormai finita e si cerca di costruire un roster compatto intorno a nuovi talenti e vecchie conoscenze: Avery Bradley ha rifirmato e continuerà il suo percorso con la squadra, mentre Danilo Gallinari sente di essere pronto a cancellare l’ennesima stagione martoriata degli infortuni e verrà affiancato dall’esperto Marcin Gortat, arrivato via trade da Washington. Nel backcourt l’estro di Teodosic è chiamato a dimostrare molto di più della passata stagione, nonostante sia una richiesta difficile da rispettare vista l’età che avanza, ma di sicuro il suo apporto alla causa potrà dare buoni frutti. Il sogno, esattamente come quello dei rivali concittadini, è di portare Leonard dalla sponda Clippers, anche se sarà ancora più arduo del previsto, date le pochissime pedine di scambio che difficilmente potrebbero interessare a Gregg Popovich e San Antonio. Da tenere d’occhio la scelta n.11 del draft Shai Gilgeous-Alexander, guardia interessante che potrebbe imparare molto bene da due esperti come Teodosic e Patrick Beverley, soprattutto dal punto di vista difensivo.

 

Phoenix Suns

Chi ha puntato di più su questo Draft sono sicuramente loro. La franchigia dell’Arizona, dopo anni di transizione è pronta a prendersi la sua rivincita sul tempo e lo farà appoggiandosi sul nuovo duo dinamico Ayton-Booker, i quali già hanno annunciato di voler creare una dinastia in pieno stile KobeShaq. La squadra sembra essersi nettamente rinforzata questa estate, soprattutto con rinforzi d’esperienza come Trevor Ariza, che sarà fondamentale per garantire quantità ed efficienza nel reparto lunghi. Dal draft sono arrivati, oltre alla prima scelta assoluta Ayton, anche Élie Okobo e Mikal Bridges: sul secondo ci si aspetta una crescita importante date le sue indiscusse qualità da stretch four in grado di aprire bene il campo e contribuire dal punto di vista fisico. Quest’anno a Phoenix c’è aria di rivincita.

 

Sacramento Kings

L’ultima franchigia della California che andremo a vedere presenta notevoli cambiamenti. Lo svecchiamento, partito con il nuovo ciclo post-Cousins, ha dato il via ad una rebuilding che sembra dare i suoi primi frutti: dall’anno da rookie di De’Aaron Fox si sono intraviste giocate di altissimo livello, una leadership già affermata e tanti, tanti paragoni con John Wall, che possono solo che far piacere per la point guard. Il Draft di quest’anno ha invece portato l’ala forte Marvin Bagley III, prodotto di Duke che promette molto bene in chiave futura. Il resto del roster è fondamentalmente lo stesso, con Cauley-Stein chiamato a rifarsi dopo una stagione che nel complesso ha dato buoni spunti per gli anni a venire, mentre Bogdan Bogdanovic ha confermato di essere un elemento importantissimo per le strategie offensive dei Kings, in grado di poter mixare alla sua scuola europea un’esperienza acquisita nelle big europee e nel suo primo anno di NBA. Oltre all’eterno Vince Carter ultra quarantenne troviamo inoltre Skal Labissiere e Buddy Hield, chiamati all’esplosione definitiva. In quel di Sacramento si intravedono, finalmente, le luci della ribalta.