Con la netta vittoria per 132-112 in casa contro i Sacramento Kings, gli Houston Rockets hanno finalmente centrato un record positivo (8-7), ottenendo il quarto successo consecutivo, il settimo nelle ultime nove gare disputate. Dopo l’avvio stagione a dir poco deludente, con appena una vittoria in sei partite giocate, infatti, i Razzi hanno invertito la rotta, ritrovando importanti certezze sia in attacco che in difesa.

 

Con l’addio largamente in anticipo di Carmelo Anthony, messo da parte dopo appena dieci presenze in questo primo scorcio di regular season e medie di 13.4 punti, 5.4 rimbalzi, 0.5 assist, 0.4 palle recuperate e 0.7 stoppate col 40,5% al tiro e il 33% da tre, la second unit dei Rockets sembra essere tornata quella produttiva ed efficiente che avevamo imparato a conoscere lo scorso anno.

 

Oltre alle certezze Eric Gordon e Gerald Green, i Rockets possono contare anche sui due rookie Gary Clark jr. e Isaiah Hartenstein, che stanno avendo sempre più fiducia da parte di coach D’Antoni, con il primo che è ormai divenuto il settimo uomo e il secondo che ovvia all’assenza per infortunio di Nenê, fungendo da backup di Capela.

 

I progressi esponenziali dei Rockets – tornati ad esprimersi sugli ottimi livelli con cui l’anno scorso riuscirono a piazzarsi al primo posto ad Ovest con ben 65 vittorie ed appena 17 sconfitte e a sfiorare l’approdo alle Finals – sono da ricercare dunque nei ritrovati equilibri di una squadra che aveva fatto tremenda fatica ad inserire i nuovi arrivati, su tutti il già citato Carmelo Anthony e Michael Carter-Williams.

 

Con il quintetto base con Paul, Harden, Ennis, Tucker e Capela e Gordon, Green, Clark e Hartenstein a subentrare dalla panchina – in attesa dei rientri di Nenê e Brandon Knight e di ulteriori sviluppi in ottica mercato in entrata – Houston appare solida e cinica su entrambi i lati del campo, tanto da risultare una delle squadre più in forma della lega dopo un inizio decisamente catastrofico.

 

I 132 punti inflitti ai Sacramento Kings non solo permettono ai Rockets di prendersi un’altra vittoria per certificare la loro risalita, ma anche e soprattutto a coach Mike D’Antoni di stabilire uno dei suoi tanti record in carriera: in 179 partite (dal 2016 ad oggi) da allenatore dei Razzi, infatti, la sua squadra ha segnato 130 o più punti in ben diciotto occasioni.

 

Nei 25 anni precedenti, Houston era riuscita a scollinare quota 130 punti in altrettante partite, segno che il sistema basato prettamente sul gioco offensivo, senza però tralasciare la difesa, sta portando i suoi frutti in Texas, anche e soprattutto grazie alla trasformazione di James Harden in uno degli scorer più letali della NBA.