Quella scorsa non è stata un’estate semplice per i Toronto Raptors. Far fronte a numerosi cambiamenti, del resto, non è mai facile, soprattutto dopo un’annata in cui tutte le certezze accumulate nel giro di 82 partite di regular season erano state spazzate da una sola serie di playoff: dopo aver dominato la Eastern Conference (primo posto col miglior record della loro storia, 59-23), infatti, è arrivato lo sweep ad opera dei Cleveland Cavaliers di LeBron James nelle semifinali di Conference.

Una mazzata dura da accettare per una delle migliori squadre della scorsa stagione, trascinata dalle prodezze del duo Lowry-DeRozan e dall’esperienza in panchina di Dwane Casey, esonerato a fine stagione nonostante l’ottima regular season e il premio di Coach of the Year. Affidata la panchina a Nick Nurse, ex assistant coach di Casey, i Raptors hanno deciso di non lasciare nulla al caso, rendendosi protagonisti di un’imprevedibile colpo di mercato.

Non avendo lo spazio salariale necessario per puntare a un nome top tra i free agents, infatti, Toronto ha deciso di liberarsi nientemeno che del proprio uomo franchigia DeMar DeRozan, ceduto ai San Antonio Spurs in cambio di Kawhi Leonard nell’ambito di una trade che inizialmente aveva fatto storcere il naso ai tifosi canadesi, increduli di fronte alla partenza del proprio beniamino.

Oltretutto, tanti erano i dubbi circa le condizioni fisiche dell’MVP delle Finals 2014, sceso in campo in appena 9 gare nella scorsa stagione, dunque in molti sostenevano che la trade avesse premiato nettamente i San Antonio Spurs e indebolito ulteriormente le chance di competitività dei Raptors. La griglia della Eastern Conference sembrava praticamente designata già in estate: con l’addio di LeBron James, trasferitosi ai Los Angeles Lakers, i Boston Celtics sarebbero dovuti essere i favoriti a raccoglierne l’eredità, seguiti a ruota dai giovani e ambiziosi Philadelphia Sixers

Poca, pochissima la fiducia nei confronti dei Toronto Raptors, capaci di assicurarsi anche Danny Green nella trade con gli Speroni (Jakob Poeltl ceduto a San Antonio nel medesimo scambio) e di firmare Greg Monroe. Dopo aver fatto registrare un ottimo 7-1 a ottobre, battendo per 113-101 i Boston Celtics e i Philadelphia Sixers per 129-112 tra le mura amiche e perdendo soltanto contro l’altra rivelazione di Est, i Milwaukee Bucks (124-109), i canadesi hanno disintegrato i Lakers di LeBron allo Staples Center (121-107) e superato i campioni in carica dei Golden State Warriors (131-128 all’overtime), blindando il primato a Est dopo 23 gare (19-4).

Nonostante alcuni passi falsi, i Raptors hanno messo in mostra la loro grandissima solidità anche in quest’avvio di dicembre, passando allo Staples Center contro i Los Angeles Clippers (123-99) e imponendosi nuovamente contro Philadelphia Sixers (113-102) e Golden State Warriors (113-93 alla Oracle Arena, dove non vincevano dal 2004). Proprio quest’ultima gara ha messo in evidenza la maturità di Toronto, capace di annichilire i campioni in carica al completo (presenti i 4 All-Star Curry, Durant, Thompson e Green) nonostante l’assenza di Leonard.

A prendere in mano le redini del gioco dei suoi è Kyle Lowry, che si riscatta alla grande dopo aver tirato col 14% nelle ultime cinque gare, per un totale di appena 15 punti: per lui una bella doppia doppia da 23 punti, 5 rimbalzi, 12 assist e 3 steals col 50% al tiro (9/18). Fondamentali anche gli apporti dei vari Serge Ibaka (doppia doppia da 20 punti, 12 rimbalzi e 2 stoppate), Danny Green (15 punti e 5 assist), Pascal Siakam (13 punti, 2 palle recuperate e una stoppata) e Fred VanVleet (10 punti e 3 recuperi). 

“Fanno sul serio.”, dichiara a fine partita Kevin Durant, che ha provato in tutti i modi a far vincere la gara ai suoi Warriors. I suoi 30 punti, 7 rimbalzi e 5 assist col 59% al tiro (13/22) e il 50% dalla lunga distanza (2/4), però, non sono bastati ad avere la meglio sugli inarrestabili Raptors, ormai sempre più consapevoli dei propri dei mezzi a propria disposizione.

Toronto, infatti, ha dalla sua esperienza e talento da vendere e un roster profondo e ben strutturato, che gli consente di poter fare a meno di giocatori del calibro di Leonard, Ibaka e Lowry quando necessario. Merito, in questo senso, delle importanti garanzie che danno i vari Siakam, Anunoby, Valanciunas, VanVleet, Monroe, Wright e Miles. 

Pochi mesi dopo essersi beccati critiche pesanti per il proprio operato sul mercato, dunque, i Raptors tornano a fare la voce grossa e a essere considerati la favorita numero uno per imporsi a Est. Riusciranno ad avere la giusta continuità di rendimento fino alla post season? Soltanto il tempo darà la risposta a quest’interrogativo. Quel che è certo, per ora, è che Toronto sia la miglior squadra della lega e che voglia continuare a esserlo ancora a lungo.