Da qualche anno a questa parte, i Chicago Bulls sono ai margini della Eastern Conference e della lega in generale e quest’anno non sono riusciti nemmeno ad approdare ai playoff, piazzandosi al tredicesimo posto ad Est col peggior record degli ultimi quattordici anni (27-55). La franchigia dell’Illinois è in piena fase di ricostruzione ed è alla ricerca di un uomo franchigia che possa aiutarla a farle compiere il salto di qualità e a sviluppare il talento dei tanti giovani talenti presenti nel proprio roster (tra cui, in particolar modo, Markkanen, Dunn, LaVine, Valentine e Portis).

 

Fino all’anno scorso, i Bulls potevano fare affidamento sul fuoriclasse Jimmy Butler, ceduto la scorsa estate ai Minnesota Timberwolves insieme alla scelta numero 16 del primo turno (Justin Patton) in cambio di Zach LaVine, Kris Dunn e la settima scelta dello stesso Draft, ossia il finlandese Lauri Markkanen. Quest’ultimo ha disputato nel complesso una stagione positiva, con medie di 15.2 punti, 7.5 rimbalzi, 1.2 assist, 0.6 palle recuperate e 0.6 stoppate per gara col 43,4% al tiro in 68 presenze, ma non è ancora pronto per prendere in mano le redini della squadra.

 

Il problema di Chicago sembra essere proprio l’assenza di un giocatore in grado di spiccare sugli altri e trainare la squadra per fare in modo che il processo di ricostruzione vada avanti quanto più repentinamente possibile. Avendo a disposizione tanto spazio salariale per tentare un colpaccio in free agency, in questo senso, i Bulls starebbero pensando di riportare nella Windy City proprio Jimmy Butler, che andrà in scadenza di contratto con i Minnesota Timberwolves al termine della stagione 2018-2019.

 

Dopo aver lasciato Chicago, Butler non aveva nascosto il proprio malcontento per essere stato scambiato come un giocatore qualsiasi. La guardia tiratrice classe ’89 originario di Houston si sarebbe aspettato un trattamento diverso dopo il gran contributo che aveva dato ai Bulls nei sei anni trascorsi nell’Illinois, in cui ha messo a referto 15.6 punti, 4.8 rimbalzi, 3.1 assist, 1.5 palle recuperate e 0.5 stoppate per gara col 44,8% al tiro e il 33,7% da dietro l’arco. In quel di Minneapolis, il 28enne ha ritrovato coach Tom Thibodeau e i suoi ex compagni di squadra Derrick Rose, Taj Gibson e Aaron Brooks.

 

Il diretto interessato ha detto la sua in merito ad un possibile ritorno in quel di Chicago: “Adoro Chicago e adoro i Reinsdorf. Sarò loro sempre grato e riconoscente per avermi dato l’occasione di diventare il giocatore che sono oggi e di indossare una maglia storica qual è quella dei Bulls, la stessa squadra in cui hanno giocato Michael Jordan e Scottie Pippen. Devo dire grazie soltanto a loro. Non escludo la possibilità di tornare in futuro, sarebbe fantastico. Non si tratta di soldi, ne ho già abbastanza per il resto della mia vita. Si tratta di vincere”. Butler, dunque, potrebbe prendere in considerazione un ritorno ai Bulls per permettere ai Tori di tornare competitivi.

 

Nel corso della stagione, da poco conclusasi per i suoi Minnesota Timberwolves (sconfitti per 4-1 al primo turno dei playoff dagli Houston Rockets), Jimmy Butler ha fatto registrare 22.2 punti, 5.3 rimbalzi, 4.9 assist, 2 palle recuperate e 0.4 stoppate per partita col 47,4% dal campo e il 35% da tre in 59 partite disputate in regular season, mentre in post season ha messo a referto 15.8 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 0.8 palle recuperate e 0.2 stoppate col 44,4% al tiro e il 47,1% dalla lunga distanza.