L’appassionante cavalcata degli Houston Rockets si è interrotta in gara-7 delle finali di Conference contro i campioni in carica dei Golden State Warriors, la cui egemonia ad Ovest dura ormai da ben quattro anni. Un sogno sfumato sul più bello per i texani, che però possono essere soddisfatti e non poco per quanto fatto tra la regular season e i playoff, avendo vissuto la miglior stagione regolare della loro storia (primato ad Ovest con ben 65 vittorie ed appena 17 sconfitte) ed essendo riusciti ad arrivare ad un passo dalle Finals, cui mancano addirittura dal 1995.

 

Houston ha gettato le basi per tornare a vincere nell’immediato e, nonostante i Golden State Warriors sembrino destinati a divenire gli inarrestabili protagonisti di una dinastia senza precedenti, la franchigia del Texas sembra avere le carte in regola per dare loro filo da torcere, come del resto già avvenuto nel corso di questa post season. I Rockets hanno dimostrato di essere in grado di giocarsela ad armi pari con una squadra che, anche e soprattutto dopo l’arrivo di Kevin Durant, appariva imbattibile. 

 

La sconfitta in gara-7, dunque, non rappresenta certo un punto d’arrivo per i Rockets, intenzionati ad alzare sempre più l’asticella. In questo senso, molto dipenderà dalla prossima free agency e dalla offseason, in cui il general manager Daryl Morey e il proprietario Tilman Fertitta saranno chiamati a rinforzare la squadra. Quest’ultimo ha già annunciato di avere intenzione di trattenere sia Clint Capela che Chris Paul, i due pezzi da novanta che finiranno tra i free agents.

 

Entrambi dovrebbero rimanere a Houston, anche perché CP3 ha trovato nei Rockets la squadra ideale per esprimersi al meglio e puntare al tanto agognato anello, mentre il giovane centro svizzero è cresciuto in maniera esponenziale proprio grazie al sistema di gioco dei Razzi, che gli ha permesso di spiccare il volo. Difficile, dunque, che i due possano indossare altre maglie, ma l’aspetto economico non può essere sottovalutato: Capela ha percepito poco più di 6 milioni nei primi quattro anni della sua carriera in NBA e, alla luce dei suoi enormi progressi, punterà a firmare un accordo molto più costoso. 

 

Paul, dal canto suo, ha firmato la scorsa estate un contratto annuale a poco più di 24 milioni e mezzo, il massimo mai percepito in una singola stagione per lui, e potrebbe anche ambire ad un quinquennale al massimo salariale, cosa che i Rockets non possono affatto garantirgli. Ad ogni modo, la voglia di vincere di CP3 potrebbe portarlo ad accettare un accordo meno vantaggioso dal punto di vista economico pur di restare a Houston.

 

Con la permanenza di Paul e Capela che rappresenta un imperativo per il front office degli Houston Rockets, è il caso anche di soffermarsi sulle possibili cessioni da effettuare: tra queste, spicca Ryan Anderson, che due estati fa firmò un quadriennale da 80 milioni di dollari complessivi e che quest’anno ha perso il posto da titolare in favore di P.J. Tucker ed è calato sia in termini di minutaggio che di rendimento ed è stato utilizzato pochissimo nella seconda parte della regular season e, in particolar modo, ai playoff.

 

Difficile, però, trovare una squadra disposta ad accollarsi il pesante contratto del lungo classe ‘88 (altri due anni, per un totale di 41.686.181 milioni). Oltre a ciò, i Rockets dovranno fare i conti con le scadenze dei contratti di Trevor Ariza, Luc Mbah a Moute e Gerald Green. L’ideale sarebbe rinnovare tutti e tre al minimo salariale, ipotesi più che concreta nel caso degli ultimi due (quest’anno Mbah a Moute ha guadagnato poco più di 2 milioni, Green addirittura poco meno di 950.000 dollari), un po’ meno per il primo, che ha percepito 7.420.912 milioni nel suo ultimo anno di contratto ed è un titolare imprescindibile per D’Antoni.

 

Se questi ultimi tre dovessero accettare il minimo salariale e anche Paul e Capela dovessero rifirmare con Houston e, soprattutto, Anderson dovesse andare via, a quel punto i Rockets potrebbero permettersi di dare la caccia ad un nome top con cui ridurre sempre più il gap coi Golden State Warriors: in questo senso, l’indiziato principale sembra essere LeBron James, naturalmente il più ambito dell’imminente free agency.

 

The King, che pare destinato a lasciare per la seconda e stavolta ultima volta i Cleveland Cavaliers, è accostato anche ai Los Angeles Lakers e ai Philadelphia Sixers: nel primo caso, LeBron potrebbe portare con sé una o due stelle, che rispondono al nome di Paul George e DeMarcus Cousins. Il primo è anch’egli tra gli obiettivi dei Rockets, che saranno sicuramente tra le franchigie più osservate in un’estate che si preannuncia caldissima, non soltanto dal punto di vista climatico.