Nonostante la notizia fosse nell’aria ormai da giorni, arriva soltanto oggi la comunicazione ufficiale: si conclude dopo appena dieci partite l’avventura di Carmelo Anthony tra le fila degli Houston Rockets. Arrivato la scorsa estate per rinforzare una squadra che lo scorso anno era andata vicinissima all’approdo alle Finals, arrendendosi soltanto in gara-7 ai futuri campioni dei Golden State Warriors, Melo non ha preso parte alle ultime tre gare dei suoi, rispettivamente contro San Antonio Spurs, Indiana Pacers e Denver Nuggets.

 

La motivazione ufficiale dell’assenza del classe ‘84 dal gruppo è una sua presunta malattia, ma alla luce delle numerose indiscrezioni circa il suo addio appare quantomai complicato credere che il suo allontanamento improvviso dalla squadra sia relativo alle sue condizioni di salute. Va detto che i suoi rapporti con coach Mike D’Antoni e con l’assistant coach Jeff Bzdelik non sono mai stati buoni.

 

Eppure, l’avvio del dieci volte All-Star con la maglia dei Rockets sembrava promettere bene, anche se i Razzi hanno avuto un andamento piuttosto altalenante nelle prime uscite stagionali, palesando evidenti difficoltà in difesa prima e in attacco poi. Senza Anthony, Houston ha raccolto due vittorie nelle ultime due sfide disputate, ritrovando l’attacco letale e la difesa solida dello scorso anno.

 

Sono ben 224, infatti, i punti, messi a referto nelle vittorie contro Pacers e Nuggets (112 a partita), appena 202, invece, quelli concessi (101 per gara). In dieci partite giocate in quel di Houston (due da titolare e otto in uscita dalla panchina), Melo ha fatto registrare medie di 13.4 punti, 5.4 rimbalzi, 0.5 assist, 0.4 palle recuperate e 0.7 stoppate col 40,5% al tiro, il 33% da dietro l’arco e il 68% dalla lunetta in 29,4’ per partita.

 

Si tratta delle peggiori stats della carriera per ciò che concerne gran parte delle voci prese in considerazione: punti, assist, minutaggio, tiri realizzati e tentati a partita sia dal campo (4.9/12.1) che dalla lunetta (1.5 su 2.2), percentuale al tiro e ai liberi: a difesa di Anthony, va detto che non ha mai avuto un impiego dalla panchina come spot up shooter nel corso della sua carriera.

 

Ciononostante, il suo stile di gioco è apparso quasi del tutto incompatibile in un sistema, quello di coach D’Antoni, che ripudia quasi esclusivamente il ricorso a tiri dal mid range e alle long two, tipi di finalizzazione tanto amati e adottati dal nativo di Brooklyn. L’ex Nuggets, Knicks e Thunder torna dunque disponibile sul mercato dei free agents, con la possibilità di rappresentare ancora un valido innesto anche per qualche contender.

 

In quest’ottica, Melo potrebbe far comodo anche ai campioni in carica dei Golden State Warriors, ma soprattutto a squadre che necessitano di un tiratore dalla grande esperienza, quali ad esempio i New Orleans Pelicans, i Philadelphia Sixers (che sembrano però interessati a riportare a Philly Kyle Korver, attualmente ai Cleveland Cavaliers), i Portland Trail Blazers, che lo cercarono già la scorsa estate, senza successo, i Miami Heat e i Los Angeles Lakers (in queste ultime due squadre giocano i suoi grandi amici, Dwyane Wade da una parte e LeBron James dall’altra, selezionati anch’essi al Draft 2003).

 

L’annuncio ufficiale della separazione tra Carmelo Anthony e gli Houston Rockets arriverà, come annunciato dall’esperto di mercato Adrian Wojnarowski, prima della palla a due tra i Razzi e i Golden State Warriors: a questo punto si attendono ulteriori sviluppi circa il futuro di Melo e il nome del giocatore che andrà a sostituirlo ai Rockets (Nick Young, ancora tra i free agents, potrebbe essere una delle principali opzioni in questo senso).