Come si stanno comportando i due principali candidati alla vittoria del Rookie of the Year alla loro prima apparizione nella postseason?

BEN SIMMONS

Simmons, insieme ai suoi Philadelphia 76ers ha affrontato al primo turno dei playoff di quest’anno i Miami Heat. Squadra che, pur non avendo nessuna star all’interno del proprio roster, rimane pur sempre temibile, grazie a giocatori come Wade ed un allenatore come Spoelstra che, nonostante il materiale non eccelso messogli a disposizione, è riuscito a creare un buon sistema difensivo, riuscendo a raggiungere anche il settimo posto nella Eastern Conference.
Nonostante le premesse fatte, la squadra di coach Brett Brown viene messa in difficoltà solo in pochi frangenti, riuscendo a passare agilmente il turno con un netto 4-1 a chiudere la serie. Merito di Embiid, merito di JJ Redick e Belinelli, ma merito soprattutto del motore di questa nuova Philadelphia: Ben Simmons.
Il giocatore australiano è scatenato: nella serie contro la franchigia della florida ha fatto registrare di media 18.2 punti, 10.6 rimbalzi e 9.0 assist a partita in 37.5 minuti giocati, tirando col 50% dal campo e con un plus minus di +8.4, collezionando 4 doppie doppie e una tripla doppia messa a referto in gara 4, vinta dai 76ers 106-102.
Una squadra che quindi era destinata a diventare la mina vagante di questi playoff, avendo così tante armi (soprattutto offensive) a loro disposizione.
Una squadra che ora, però, sembra molto ridimensionata dalla nuova serie, questa volta che li vede battersi con i Boston Celtics. Proprio i Celtics, anch’essi sorpresa soprattutto di questi playoff, vista l’assenza di Hayward sin da 5 minuti dall’inizio dell’opening night di ottobre contro i Cavs (lussazione e frattura della tibia) e di Irving dalla metà di marzo circa (intervento al ginocchio sinistro).
Nonostante le star della squadra non siano a disposizione, i giovani, guidati anche da un veterano come Al Horford, stanno mostrando una grande qualità unita ad un grande tenacia.
Peculiarità che, messe assieme ad un grande sistema difensivo come quello di Stevens, sta permettendo ai C’s di frenare un giocatore fino ad ora straripante come Ben Simmons.
Le statistiche di quest’ultimo contro i folletti del Massachusetts sono calate in maniera a dir poco drastica: 9.5 punti, 6.0 rimbalzi e 6.5 assist a partita in 36.4 minuti giocati, tirando col 40% dal campo e con un plus minus di -22. La sua prestazione di questa notte è stata poi oggetto di critiche: ha messo a segno solamente 1 punto, con lo 0% dal campo (0 tiri realizzati su 4 tentativi) e con 5 palle perse.

“Penso che, mentalmente, stavo ragionando troppo sulle giocate. Non giocavo sul parquet liberamente, giocando nel modo in cui sono in grado di giocare.” – dirà il diretto interessato alla fine di gara 2 – “Farò delle brutte partite, succede. Certo, non è il momento perfetto.”

“(Simmons) ha avuto una grande annata. Penso che lui sia comunque il Rookie of the Year.” – afferma il coach di Philadelphia Brett Brown – “Penso che dovrà imparare a giocare in questi ambienti.”

L’australiano ed i Sixers hanno ora un’importante opportunità per rifarsi, visto che la serie si sposta per gara 3 e gara 4 a Philadelphia, alla Wells Fargo Center.

DONOVAN MITCHELL

Mitchell sta disputando probabilmente una delle più grandi postseason per un rookie. Un rookie che, inizialmente, era stato inserito in una squadra orfana di Hayward e fresca di trade che hanno portato all’aggiunta di Ricky Rubio in estate e di Jae Crowder sullo scadere della trade deadline a febbraio.
Una squadra che, stando alle più rosee aspettative, avrebbe fatto molta fatica a raggiungere dei buoni risultati (ha chiuso la regular season al quinto posto della Western Conference).
Ha battuto, contro ogni pronostico, i Thunder dei big three: Westbrook, George e Carmelo Anthony. Grazie anche all’aiuto dei suoi compagni, infatti, è riuscito a piegare i Thunder chiudendo la serie sul 4-2.
Nella serie contro la squadra di Oklahoma City ha messo a referto 28.5 punti, 7.2 rimbalzi e 2.7 assist a partita in 38.6 minuti, tirando con il 46.2% e con un plus minus di +2.8.
La favola di Utah e di Mitchell sembra destinata ancora a durare, viste le prime due gare con i primi della classe, gli Houston Rockets, con la serie che è momentaneamente in parità.
Avrete sicuramente ammirato la sua schiacciata in gara 2, che lui stesso racconterà di “aver deciso di farla solamente quando era già in aria.”
Schiacciata che poi probabilmente è l’episodio decisivo che porterà alla vittoria degli Jazz.
Nella serie con i Rockets finora ha fatto registrare 19.0 punti, 4.0 rimbalzi e 8.0 assist di media, tirando però con il 34.9% dal campo e con un plus minus di -1.0.

Ad accompagnare il suo grande impatto nell’NBA, sono arrivate dichiarazioni da parte del presente e del passato della pallacanestro. C’è stato il tweet di Goran Dragic che recita “ROY” con un ragno accanto, soprannome legato a Mitchell per via della sua apertura alare.

https://twitter.com/Goran_Dragic/status/992240909537370112

È arrivata anche la benedizione di un personaggio molto conosciuto a Salt Lake City: si tratta John Stockton.
Stockton ha dichiarato che “Il ragazzo è davvero speciale. È speciale nel suo modo di comportarsi, nei suoi commenti, nella sua sicurezza nel giocare. Il suo scrollarsi di dosso i momenti negativi.”

La domanda ora è questa: chi avrà il bilancio migliore alla fine della loro esperienza ai playoff?